Tre grandi rischi per il futuro dell’economia mondiale?

Oltre il dibattito del breve termine sull’inflazione, gli economisti si interrogano su quali possano essere i grandi rischi per il futuro dell’economia mondiale.

Se si prova a mettere assieme i tanti dati macroeconomici arrivati nelle ultime settimane dalle grandi economie mondiali si ha l’impressione di essere come un automobilista che, girata la chiave, ascolta il motore brontolare, sospeso tra l’avviarsi ed il lasciarlo in panne. I prezzi che finalmente sembrano aver imboccato la via del ribasso, ed un rallentamento del PIL meno consistente di quanto ci si potesse immaginare, fanno sperare al nostro automobilista che il motore al prossimo scatto parta deciso. Ma i numeri di un mercato del lavoro per molti aspetti incomprensibile arrivano a smorzare gli entusiasmi.

Non più tardi di martedì scorso, il governatore della FED ha dichiarato che il ritmo delle assunzioni (e delle offerte di lavoro) rischia di allungare di un po’ (“quite a bit of time”) i tempi per un rientro dell’inflazione verso il target del 2%. Ed il percorso verso questa meta, ha aggiunto Powell, sarà verosimilmente un po’ tortuoso. I mercati, tanto per cambiare, non sembrano seguire le indicazioni che arrivano dalla FED e procedono prendendo per buono lo scenario “fine dei rialzi e soft landing”.

Ma le vicende dell’economia negli ultimi anni hanno già ampiamente dimostrato di non seguire una via lineare ma di preferire, diciamo così, tracciati più avventurosi, “bumpy” per usare un termine citato da Powell nel suo ultimo intervento. A ricordarci quali possano essere i grandi rischi che l’economia mondiale ha di fronte ci hanno pensato negli ultimi giorni anche tre figure della finanza mondiale di un certo rilievo: Saira Malik, Karen Karniol-Tambour e Henry McVey, esponenti di punta rispettivamente di Nuveen, Bridgewaters e KKR. A spanne, tre società che gestiscono un patrimonio superiore ai 2 trilioni di dollari.

Intervistati dall’agenzia Bloomberg i tre hanno indicato una recessione più pesante del previsto, la trasformazione del mercato del lavoro e la transizione energetica come grandi rischi per il futuro dell’economia mondiale, anche se forse più che di rischi si dovrebbe parlare di sfide il cui esito, quindi, può essere positivo o negativo. Per Karniol-Tambour la pandemia, tra le tante trasformazioni apportate, ha cambiato l’atteggiamento della politica fiscale, rendendola molto più proattiva ed al contempo riducendo la capacità delle banche centrali di guidare l’andamento dei prezzi. La conseguenza è la necessità di strette monetarie più forti e questo aumenta il rischio di una frenata dell’economia più marcata.

McVey sottolinea, invece, la dinamica del mercato del lavoro di cui abbiamo già avuto modo di parlare nelle scorse settimane. La crescita della forza lavoro è tra i fattori che sostengono la crescita economica di un paese, il rallentamento della prima non può che generare rallentamento nella seconda. Malik, infine, sostiene che la transizione energetica è un fenomeno inflattivo ed i tempi del suo completamento sono lunghi, situazione che porterà ad una crescita, seppur temporanea, anche dei prezzi delle energie fossili.

Insomma, tornando al nostro povero automobilista, non sarà sufficiente che il motore, dopo lungo borbottamento, si decida finalmente a partire. La meccanica complessiva della macchina richiederà durante il viaggio un ossessivo controllo delle spie.

Foto di Gaertringen

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