4 parole che possono cambiare il destino dei mercati finanziari nel 2024

Lo scenario di base sembra indicare un’economia mondiale che cresce (poco) con un’inflazione che si normalizza. In questo scenario i mercati finanziari premiano l’azionario ma ci sono 4 parole chiave che possono cambiarne il destino nel 2024.

I mercati finanziari sono in costante movimento e seguono l’evolversi delle aspettative degli investitori. Le ultime settimane ne sono una delle tante prove. Commentando qualche giorno fa il nostro barometro, ad esempio, avevamo osservato l’aumentato appeal dei listini azionari europei su quelli statunitensi. Un cambio di preferenze confermato pochi giorni fa dall’analisi di Goldman Sachs e Citi Group (fonte Bloomberg). Sul fronte della politica monetaria sembra profilarsi un altro mezzo ribaltone, con la BCE che potrebbe diventare più “colomba” della FED ed il cambio euro/dollaro che tiene traccia di questa nuova ipotesi riavvicinandosi alla parità.

Tutto si muove, dicevamo, e quanto scritto sopra è solo un piccolissimo esempio di come le aspettative siano qualcosa da trattare con estrema prudenza in questi tempi complicati. E allora, provando a fermare per pochi minuti, il giro di giostra, proviamo a vedere quale rimane lo scenario di base per il 2024 e cosa può cambiare il destino dei mercati finanziari nei mesi a venire.

Per stabilire quale sia lo scenario di base non dobbiamo fare altro che guardare ai dati macroeconomici ed evitare accuratamente di aggiungerci altro. Il risultato? Inflazione in calo, economia in ripresa (lenta), politica monetaria in normalizzazione. Questo per i mercati finanziari significa bandiera verde per le azioni e gialla per i rendimenti delle obbligazioni. Sappiamo che le cose sono più complesse e ricche di sfumature, ma per il nostro scopo ci fermiamo qui e stabiliamo che questo sia lo scenario base per il 2024. Bene, cosa può farlo andare storto?

Quattro sembrano le parole chiave che a ben guardare hanno tutte le caratteristiche per cambiare il destino dei mercati finanziari nel 2024 (e non solo).

Debito. Il pensiero corre subito al debito pubblico italiano, alla complicata gestione del deficit ed al ritorno del patto di stabilità nell’Eurozona. Ma la questione debito va al di là dei confini italiani ed europei e tocca le due principali economie mondiali: USA e Cina. Stando ai dati FMI il debito pubblico cinese è raddoppiato nell’ultimo decennio, portandosi al 77% del PIL nel 2023 e proiettandosi a superare il 100% del PIL nel giro di cinque anni. L’agenzia di rating Fitch nei giorni scorsi ha tagliato l’outlook da stabile a negativo, sottolineando la debolezza della crescita cinese e la difficoltà ad uscire dalla crisi del settore immobiliare. Negli USA il dipartimento del tesoro, qualche settimana fa, ha dichiarato che l’attuale livello di debito pubblico statunitensi ha caratteristiche di insostenibilità. Uno studio pubblicato su Fortune parla di numeri più alti rispetto a quelli ufficiali e di una proiezione al metà secolo oltre i 141 trilioni di dollari. In varie occasioni voci importanti come quelle di Jamie Dimon e Larry Fink hanno sottolineato il rischio che le agenzie di rating puntino i riflettori sulla situazione debitoria statunitense con le conseguenze che sono facilmente immaginabili. Finchè il debito è considerato sostenibile la sua dimensione viene messa in secondo piano, ma quando i conti cominciano a non tornare è la stabilità del sistema finanziario a trovarsi in una posizione rischiosa.

Inflazione. Si, ancora lei. Perchè se nel nostro scenario di base la tendenza è al ribasso, la realtà va arricchita di molte sfumature. In primis la sua capacità di tornare effettivamente ai livelli pre-covid o se il “new normal” preveda un tasso di inflazione più alto. I mercati non sembrano al momento aver quotato questa ipotesi, ma è da prendere in considerazione. Un primo segnale in questo senso sembra venire dagli USA. A rendere tutto più complicato è anche la difficile situazione geopolitica internazionale che coivolge diversi aspetti della supply chain e rischia di ravvivare la pressione inflazionistica sulla componente energia e far ripartire il gioco dalla casella di partenza (o quasi).

Elezioni. A quelle europee mancano poco meno di due mesi, mentre per le presidenziali statunitensi dovremo attendere l’autunno. Sono appuntamenti importanti sotto tanti punti di vista. I mercati finanziari guarderanno all’esito delle due tornate elettorali focalizzando l’attenzione sui programmi dei candidati in tema di tasse, gestione del debito pubblico, commercio internazionale e politica estera.

Immobili commerciali. In inglese si utilizza l’acronimo CRE (Commercial Real Estate) e si tratta di uno dei più persistenti mal di testa che analisti ed investitori si sono trovati ad affrontare negli ultimi mesi. La crisi degli immobili commerciali ha un cuore pulsante negli USA ma ramificazioni in tutto il mondo. Per dare l’idea della perdita di valore è emblematica l’ultima inchiesta pubblicata dal WSJ sulla situazione nella città statunitense di St. Louis. Qui lo storico Railway Exchange Building giace abbandonato e poco distante l’AT&T Tower, valore nel 2006 di 205 milioni di dollari, è stato venduto per 4 milioni di dollari nel 2022. La crisi del CRE va gestita e pur non trattandosi di rischio sistemico può provocare, se qualcosa sfugge di mano, una potenziale fuga dal settore bancario ed assicurativo.

Debito, inflazione, elezioni e immobiliare. Ecco le 4 parole in grado di cambiare il destino dei mercati finanziari nel 2024 e di cui sentiremo parlare a lungo nei prossimi mesi.

Foto di André Santana

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