Un recente studio della FED di Cleveland mostra un lato nuovo ed interessante del famoso Beige Book pubblicato dalla banca centrale statunitense: la capacità di prevedere una recessione.
Come si prevede l’arrivo di una fase di recessione? Gli economisti utilizzano diversi approcci per provare a capire in quale fase del ciclo economico si trovi un paese. Esistono infatti diversi indicatori “anticipatori” in grado di dirci se l’attività economica sta accelerando o decelerando. Altri indizi, ne abbiamo parlato in un vecchio post, si possono rintracciare nel mercato del lavoro, del credito e nelle mosse di politica monetaria. Per il caso specifico degli USA sembra che da ora si possa contare su un nuovo indicatore in grado di predire l’arrivo di una recessione: il Beige Book.
Il Beige Book è un rapporto pubblicato otto volte l’anno dalla Federal Reserve. Questo rapporto fornisce un quadro della situazione economica negli Stati Uniti attraverso informazioni raccolte da dodici banche centrali regionali. Le informazioni nel Beige Book sono basate su interviste con imprenditori, economisti, esperti del settore e altri attori economici, offrendo una panoramica delle tendenze del mercato del lavoro, dei consumi, dell’immobiliare, dell’agricoltura e di altri settori. Fino ad oggi abbiamo lo abbiamo sempre considerato uno strumento importante per la banca centrale nel prendere decisioni politiche economiche, ma un recente studio della FED di Cleveland ha aperto nuovi orizzonti per questo strumento nato oltre 50 anni fa.
Lo studio suggerisce che l’utilizzo delle informazioni presenti nel Beige Book ha una tempistica migliore rispetto all’andamento del PIL nel prevedere l’arrivo di una recessione e consente, in maniera più precisa di molti indicatori di sentiment nazionali, di stabilire a che punto del ciclo economico si trovi il paese.
Per dimostrare tutto questo i ricercatori della FED di Cleveland, assieme ai colleghi della Washington University di St. Louis, hanno utilizzato un modello di machine learning sviluppato da Google – il BERT (bidirectional encoder representations from transformers) – ed analizzato i testi presenti nei report pubblicati dal 1970 ad oggi per derivarne un indicatore di sentiment.
I risultati di questa ricerca sono molteplici. Da un lato lo studio mostra come quando si parli di recessione negli USA ci si riferisca, nel profondo tessuto economico del paese, a qualcosa di molto disomogeneo. Dei 64 mesi di recessione individuati dal NBER dal 1970 ad oggi solo 27 presentano una indicazione di sentiment negativa per tutti e 12 i distretti monitorati dalla FED.
Altro dato interessante riguarda l’andamento del sentiment dalla pandemia ad oggi. I dati sembrano indicare che i sondaggi nazionali sono tendenzialmente più ottimistici rispetto a quanto si può desumere dai report delle varie FED regionali.
Crediti foto: Federal Reserve