Lotta al cambiamento climatico: dove si concentrano gli investimenti (e le start up)

Anche quest’anno gli analisti di Bloomberg NEF hanno investigato il mondo delle start up ed individuato le più promettenti sul fronte della lotta al cambiamento climatico. Un’occasione, quella del Pioneers competition, per ricordare qualche numero e analizzare i settori nei quali è più urgente investire.

La lotta al cambiamento climato è a tutti gli effetti un argomento politico. E’ la politica, infatti, ad essere in prima linea e a dover trovare la giusta quadratura legislativa per affrontare le sfide del climate change ed evitare il peggio. Una riflessione, questa, che il report di Bloomberg NEF pubblicato in occasione della proclamazione dei vincitori della Pioneers competition sottolinea, rircordando che nel corso del 2024 quasi metà della popolazione mondiale sarà chiamata alle urne. Elezioni in paesi importanti, anche per impronta climatica, come USA, India, Europa ci diranno se e come evolverà la corsa verso gli obiettivi climatici del 2030 e del 2050.

E la parola chiave per capirci qualcosa è investimenti. Non solo la politica dovrà investire direttamente nella transizione energetica, ma dovrà anche indirizzare le indispensabili risorse private verso questo scopo. Secondo i calcoli di Bloomberg NEF per raggiungere il target di zero emissioni nel 2050 servono qualcosa come 8 trilioni di dollari di investimenti annui in tecnologia. Nel 2023 il denaro fluito nel settore tecnologico dedicato al climate change ha raggiunto la somma record di 1.8 trilioni di dollari. Una bella notizia, ma siamo ancora distantissimi dal target sopra ricordato.

Per Bloomberg NEF quattro sono i campi nei quali le necessità di investimento sono maggiori. E sono gli ambiti di ricerca dove stanno fiorendo interessanti start up. Tanto interessanti da risultare le vincitrici della Pioneers competition.

Quali sono questi campi? Si parte innanzitutto dalla rete di distribuzione dell’energia. Qui il focus principale è la rimozione dei colli di bottiglia che rallentano l’immissione di energia da fonti rinnovabili nella rete. Ma la ricerca deve fornire valide soluzioni anche per lo storage dell’energia prodotta in eccesso e per la gestione dei picchi di consumo.

Altro ambito di ricerca importante è quello relativo all’efficentamento energetico degli edifici. Non solo si devono studiare tecnologie di costruzioni capaci di ridurre le emissioni dannose, ma servono anche nuovi metodi di recupero degli edifici esistenti e sistemi di regolazione delle temperature (riscaldamento e climatizzatori) in grado di consumare meno energia.

Anche il mondo dei trasporti ha bisogno di investimenti. Le auto elettriche non sono la soluzione di tutti i mali, serve una ricerca importante sul fronte dei carburanti ecosostenibili. Elemento indispensabile per ridurre l’impatto climatico dei veicoli pesanti, delle navi e degli aerei. Il mercato dell’e-fuel, ad oggi un po’ sottotono, secondo studi riportati da Bloomberg NEF, può arrivare a valere qualcosa come 50 miliardi di dollari alla fine di questo decennio.

Infine, ricorda la ricerca, non c’è futuro sostenibile senza preservare la biodiversità, e per farlo occorre trovare soluzioni tecnologiche in grado di consumare meno energia e meno risorse naturali.

Illustrazione di Rosy / Bad Homburg / Germany

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