L’ansia da taglio dei tassi

Una nuova tipologia di ansia ha preso possesso dei mercati finanziari negli ultimi mesi, è l’ansia da taglio dei tassi, siano quelli governati dalla FED o dalla BCE poco importa. La ricerca, quasi ossessiva, di una data e di una quantificazione delle prossime mosse di politica monetaria sta asfissiando il dibattito e si riverbera anche sull’andamento di alcuni strumenti finanziari.

All’indomani della decisione di lasciare ancora fermi i tassi di interesse, il governatore della FED Jerome Powell ha dichiarato che il board non vede tra le opzioni nel prossimo futuro un ulteriore rialzo dei tassi. A mercati “assetati” di indizi sull’inizio della normalizzazione della politica monetaria USA tanto è bastato: i rendimenti dei titoli di stato sono scesi sensibilmente e la proiezione per l’unico taglio ipotizzato nel 2024 è stata aggiornata a novembre, dopo essere scivolata progressivamente da marzo fino a dicembre. A fornire ulteriore carburante ai prezzi dell’obbligazionario ci hanno pensato poi i dati sull’occupazione che segnalano, a tinte più o meno forti, un raffreddamento del mercato del lavoro.

Sul fronte dell’Eurozona la situazione sembra consentire agli investitori un minimo di tranquillità in più. Data oramai per scontata una prima sforbiciata a giugno (quasi annunciata in anticipo dal governatore della banca di Francia), il dibattito si è spostato sul numeri di tagli da qui a fine anno. E ad alimentare la discussione ci stanno pensando direttamente esponenti dell’istituto centrale. Per Yannis Stournaras (Grecia), intervistato da Liberal.gr, lo scenario più probabile è di un triplo taglio dei tassi entro dicembre. Il capo economista dell’Eurotower, Philip Lane, ha invece raffreddato gli entusiasmi dichiarando, nel corso del suo recente intervento alla Stanford Graduate School of Business, che non esiste una road map per la fase di normalizzazione e che tutto dipenderà, come sempre, dai dati che arriveranno nei prossimi mesi.

I dati, ecco la parola chiave. Quelli attuali suggeriscono che l’inflazione continua la sua discesa, ma a ritmi lenti (probabilmente più lenti negli USA se non addirittura a sobbalzi) e con tante variabili sul suo cammino, tra tensioni geopolitiche e tornate elettorali. Forse è il momento di lasciare da parte l’ansia da taglio dei tassi e concentrarsi su qualcos’altro. Ad esempio le prospettive di crescita e la sostenibilità del debito.

Foto di Gino Crescoli

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