Sui mercati è volatilità da aspettative

I dati dell’inflazione statunitense cozzano con le aspettative dei mercati di un imminente taglio dei tassi da parte della FED. Uno schema che potrebbe riproporsi spesso nei prossimi mesi, con ovvie conseguenze per la volatilità dei listini.

Sono passati poco più di due mesi da quando il governatore della FED, un po’ a sorpresa, annunciava che nel 2024 la banca centrale statunitense avrebbe iniziato a tagliare i tassi di interesse, prospettando tre interventi nel corso dell’anno. Da quel momento qualcosa, però, sembra non essere andato nel verso giusto. O quantomeno, e più correttamente, i mercati hanno stravolto il pensiero del board e gonfiato le attese. Un clima “euforico” che si è andato via via scontrando con dati macro non in linea con i desiderata degli investitori. Un mercato del lavoro ancora in ottima salute, consumi privati che sembrano impermeabili al caro vita ed infine, ciliegina sulla torta, un’inflazione che prima sorprende al rialzo nel mese di dicembre e poi mostra segni di fastidiosa persistenza nei dati di gennaio.

La conseguenza di questa “battaglia” tra aspettative e dati reali è ben visibile sui mercati finanziari. L’indice Bloomberg Global Aggregate Bond ha registrato una flessione del 3.5% da inizio 2024, di fatto azzerando tutti i guadagni accumulati da quella famosa dichiarazione di Powell citata in precedenza. Sul fronte azionario la reazione ai dati sull’inflazione è stata pesante. Lo S&P500 (che veleggia in maniera preoccupante su valori superiori del 13% alla media mobile a 200 giorni) ha ceduto l’1.6%, registrando la peggior seduta post dati inflazione dal settembre del 2022. Considerando l’intero paniere del NYSE, ben il 91% delle azioni quotate ha registrato una variazione negativa (non succedeva dal marzo dell’anno scorso).

Aspettative troppo alte o errore di comunicazione da parte della banca centrale? In realtà, come abbiamo avuto modo di vedere, i dati sull’inflazione non sembrano indicare una nuova accelerazione dei prezzi, ma piuttosto una stabilizzazione dell’inflazione su valori più alti rispetto al target. E non è detto che questa non possa diventare la nuova normalità. Il problema, non da oggi, è che molto spesso le aspettative degli investitori tendono a basarsi sul passato più recente e questo le porta fuori strada. Una recente analisi di Bespoke Investment Group, citata dal Wall Street Journal, ripercorre il complicato rappporto tra effettivo andamento dei tassi di interesse ed aspettative del mercato dalla crisi finanziaria del 2008 ad oggi. I dati ci dicono che le attese del mercato hanno ripetutamente puntato sul ritorno in tempi rapidi dei tassi ai livelli pre-crisi e si sono quasi sempre scontrate con una realtà molto differente.

Lecito, in queste condizioni, attendersi che l’effetto elastico fra quanto si attendono i mercati e quello che emerge dai dati dell’economia reale continui ancora nei prossimi mesi, con conseguente aumento della volatilità dei listini.

Foto di Pexels

Gli ultimi articoli di Ekonomia.it direttamente nella tua casella mail. Iscriviti qui sotto.
I dati trasmessi attraverso questo modulo sono trattati secondo la nostra privacy policy, in linea con la normativa vigente. Per nessun motivo verranno ceduti a terze parti o utilizzati per l'invio di messaggi di natura commerciale.