Gran Bretagna, inflazione stabile a gennaio

In Gran Bretagna l’inflazione a gennaio si conferma al 4%, fa meglio di quanto si aspettassero i mercati e riduce la pressione sulla banca centrale. In Eurozona dato positivo per la produzione industriale di dicembre, mentre il mercato del lavoro conferma il suo stato di salute. Questo ed altro nella K Briefing di metà settimana.

Gran Bretagna, inflazione stabile a gennaio. Nel mese di gennaio l’inflazione in Gran Bretagna è rimasta stabile al 4%, sui minimi a due anni e due decimi sotto le attese del mercato. L’inflazione core conferma quota 5.1%, un decimo meglio delle attese. Nel dato di gennaio si nota un ritmo più blando nella discesa dei prezzi legati ai costi di abitazione, mentre l’inflazione dei servizi si ferma al 6.5%, contro le stime della BoE di un +6.6%. Su base mensile, comunque, prevale la spinta disinflattiva: l’indice generale scende dello 0.6%, quello core dello 0.9%; entrambi i dati sono migliori delle attese del mercato. Si tratta di numeri che tolgono qualche patema alla banca centrale ma che rimangono ancora molto elevati rispetto ai target di sostenibilità.

Eurozona, produzione industriale in rialzo a dicembre. Secondo mese consecutivo di crescita per la produzione industriale nell’area Euro. A dicembre l’ouput è cresciuto del 2.6% su base mensile, miglior dato dall’agosto del 2022 e ben al di sopra delle attese del mercato (-0.2%). Numeri positivi conseguenza di un rimbalzo della produzione di beni capitali e di beni di consumo durevoli. Su base tendenziale si registra il primo segno più dopo dieci mesi di calo consecutivo: +1.2% contro attese di un -4.1%

Eurozona, occupazione sale nell’ultimo trimestre del 2023. Il numero di occupati nell’area Euro è salito dello 0.3% su base trimestrale negli ultimi tre mesi del 2023, in aumento rispetto ai numeri dei due trimestri precedenti ed un decimo meglio delle attese del mercato. Si tratta dell’11° trimestre consecutivo di crescita per l’occupazione nell’Eurozona. Un mercato del lavoro che rimane robusto e che dalle parti di Francoforte potrebbe essere interpretato come un ulteriore indizio di prudenza nel ridurre i tassi di interesse.

Foto di Scott Webb

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