L’Europa arranca nel nuovo ordine del commercio internazionale

L’ultimo rapporto di Tradeshift ci dice che l’Europa arranca, più di altre aree geografiche, sul fronte del commercio internazionale.

Pandemia, guerra in Ucraina ed ora il nuovo fronte in Medio Oriente. Il commercio internazionale continua a navigare in acque agitate e pian piano sembra delinearsi un nuovo ordine mondiale, un ordine nel quale l’Europa, da sempre grande esportatrice, stenta a trovare la sua collocazione.

Questo potrebbe essere l’estrema sintesi di quanto emerge dall’ultimo report sul commercio internazionale redatto da Tradeshift e pubblicato mercoledì scorso. Una sintesi ben raffigurata dall’andamento del Tradeshift Index of Global Trade Health. Nel terzo trimestre del 2023 il volume di scambi registrato dall’indicatore, a livello globale, si piazza 6 punti percentuali al di sotto delle attese, registrando il peggior risultato da 18 mesi a questa parte e rimanendo in area negativa (al di sotto delle attese) per l’ottavo trimestre consecutivo. Un indebolimento frutto, certamente, della domanda internazionale frenata da politiche monetarie restrittive e dall’incertezza crescente anche a causa delle molte crisi geopolitiche che stanno emergendo in questi ultimi mesi.

Se il quadro globale non appare particolarmente ottimistico, quello dei paesi dell’area Euro si distingue per le sue tinte sensibilmente più scure rispetto a quelle di altre aree geografiche. Nel terzo trimestre i volumi di traffico registrati da Tradeshift per l’Eurozona si sono piazzati ben 9 punti al di sotto delle aspettative. Al trend di lungo periodo che vede un sostanziale spostamento degli acquisti dai beni ai servizi, si è aggiunta una crisi della domanda generata dagli alti tassi di interesse. Tutti elementi che hanno inciso in maniera negativa sui grandi paesi manifatturieri dell’area, Germania in primis. L’export, quello che un tempo era la carta vincente della zona euro – afferma il report – rappresenta attualmente il suo tallone d’Achille, con ordini in deciso calo e prospettive di breve termine ancora molto, molto incerte.

Ma dal report emergono anche elementi di quello che potremmo definire un nuovo ordine mondiale del commercio internazionale. I player “storici” risentono della fase di debolezza della domanda internazionale, frutto anche di politiche protezionistiche che sembrano funzionare nel breve periodo. Allo stesso tempo la “lezione” impartita dalla pandemia comincia a far emergere nuovi vincitori nel risiko globale della supply chain. Il report racconta i casi di Vietnam, Malesia, India e Messico. Tutti legati, in qualche maniera, alla volontà delle economie occidentali di differenziare la loro catena di approvvigionamento e di rendersi più autonomi dalle importazioni cinesi.

Foto di Engin Akyurt

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