Ci risiamo. Mentre si moltiplicano le campagne di comunicazione sulla necessità di essere sostenibili anche negli investimenti, alla prova dei fatti sembra che i grandi gestori internazionali fatichino e non poco ad abbandonare i settori e le società più inquinanti ed a trovare la quadra sul tema della sostenibilità.
A dircelo è l’ultimo report pubblicato da FinanceMap, un’organizzazione affiliata all’associazione no-profit InfluenceMap. Secondo i risultati di questo studio, delle 45 grandi case d’investimento internazionali, che maneggiano un patrimonio azionario di oltre 16 miliardi di dollari, soltanto due possono vantare un portafoglio composto in maggioranza da azioni di società che rispettano gli impegni dell’accordo internazionale sul clima di Parigi. Nella media gli investimenti in azioni di società di produzione di energia fossile è quasi tre volte quello in azioni “green”; 880 miliardi di dollari contro 380.
Il supporto a quella parte di economia che si sta impegnando per centrare gli obiettivi di Parigi ha subito una frenata nel 2022. Secondo lo studio tale appoggio, dopo essere cresciuto dal 2019 al 2021, arrivando al 61% nel 2021, è sceso al 50% lo scorso anno. A far registrare il maggior “disimpegno” sono in particolare le società di gestione statunitensi la cui percentuale di supporto è scesa al 36% dal 50% del 2021.
Si legge ancora nel report di FinanceMap: “Nel frattempo, le associazioni industriali che rappresentano il settore della gestione patrimoniale continuano a opporsi strategicamente a politiche ambiziose di finanza sostenibile a livello globale, tra queste ci sono l’Investment Company Institute (ICI) e la Securities Industry and Financial Markets Association (SIFMA), negli Stati Uniti, e la European Fund and Asset Management Association (EFAMA) nell’UE. Dei 45 gestori patrimoniali valutati in questo rapporto, l’86% è membro di almeno uno di questi gruppi industriali.”
In definitiva il quadro che emerge è particolarmente sconfortante. Da un lato la comunicazione continua a propinare ogni possibile declinazione del termine sostenibilità, ma alla prova dei fatti i grandi gestori del risparmio (salvo poche e lodevoli eccezioni) continuano a tenere un comportamento ambiguo, muovendosi troppo lentamente nella cruciale ruolo di “traghettarori” di capitali da pezzi di economia inquinanti a settori sostenibili.
Foto di KBCH