Dai rischi di recessione nuove previsioni di ribasso per l’azionario

Acque agitate sui mercati azionari. Non si può sintetizzare in maniera differente il momento che i listini internazionali stanno affrontando. Tra politica monetaria restrittiva e rischi di recessione, molti analisti intravedono all’orizzonte un nuovo ribasso per l’azionario.

Martedì, nella cornice del meeting annuale organizzato assieme alla World Bank, il Fondo Monetario Internazionale ha presentato le nuove stime di crescita per l’economia globale nel 2023. Stime riviste al ribasso ed accompagnate da prospettive ancora più cupe. Il rialzo del dollaro, conseguenza diretta della stretta FED, rischia di mettere in seria difficoltà il 60% delle economie più povere del mondo, con il loro debito denominato in valuta statunitense che diventa ogni giorno che passa sempre più insostenibile. Una situazione che necessita di interventi di ristrutturazione in tempi brevi per evitare il peggio, come ha ricordato il capo economista del Fondo, Pierre Olivier Gourinchas. Allungando lo sguardo, l’FMI vede nel prossimo quadriennio un rischio di rallentamento della crescita globale dal costo esorbitante: 4 trilioni di dollari.

In tutto questo i mercati finanziari non possono che rimanere agitati, quelli azionari in testa. Anche se non è ancora del tutto tramontata l’idea che la Federal Reserve sospenda le operazioni dopo il rialzo di novembre, gli operatori ora sembrano concentrarsi con più attenzione sugli effetti macro di quanto già posto in essere. In altri termine sarà recessione? Sarà globale? E di quale intensità? Queste le domande a cui si tenta di rispondere, con un occhio ai dati macroeconomici ed uno, sempre più attento, ai profitti aziendali, vera sentinella dell’eventuale cambio di scenario. Del resto, come conferma il barometro dei mercati finanziari di KBMeter, incollando i pezzi delle varie analisi che settimanalmente vengono condotte, il clima di risk off emerge in maniera molto nitida.

In questo scenario non mancano (come potrebbero) le previsioni. L’ultima in ordine di tempo è quella di Jamie Dimon. Il ceo di JPMorgan Chase ha rilasciato nei giorni scorsi un’intervista all’emittente televisiva CNBC nella quale afferma che i tanti fattori negativi che stanno agendo in questo periodo possono portare l’economia statunitense, e quella globale, in recessione entro 6/9 mesi. Trasposto sul mercato azionario, l’arrivo della recessione – ha continuato Dimon – potrebbe significare per lo S&P500 un ulteriore ribasso di 20 punti percentuali, in altre parole un nuovo bear market; più severo del precedente, commenta Dimon, perchè i tassi si spingerebbero in territori poco abituali per gli investitori.

Il ragionamento di Dimon si basa soprattutto sulle valutazioni attuali del listino newyorkese, argomento ripreso anche dagli analisti di Bloomberg. Il parametro chiave è il rapporto fra prezzo e utile. A fine settembre quello dello S&P500 era fermo a 18, un valore molto più elevato di quello riscontrato nelle precedenti 11 fasi di mercato orso verificatesi sul principale listino statunitense. Se si ipotizza che questo parametro debba adeguarsi a quanto registrato nel corso degli ultimi 70 anni, continua l’analisi dell’agenzia, questo significherebbe la necessità di una correzione ulteriore di 25 punti percentuali.

Foto di Gerd Altmann

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