Prospettive dell’economia mondiale. A quali indicatori macroeconomici guardare per capirne qualcosa?

Nel lungo periodo il rendimento di ogni investimento in azioni od obbligazioni è strettamente legato alle prospettive di crescita dell’economia mondiale. Per questo è fondamentale dotarsi di tutti gli strumenti in grado di intercettare, per quanto possibile, i futuri cambi di direzione della domanda e dell’offerta. Gli indicatori macroeconomici sono un ottimo punto di partenza, ma a quali guardare per capirne qualcosa?

Iniziamo col dire che esistono tre tipologie di indicatori. A seconda della loro capacità di dare informazioni sul futuro, sul presente o sul passato abbiamo, rispettivamente, i leading indicators, i coincident indicators ed i lagging indicators.

I leading indicators sono gli indicatori macroeconomici in grado di darci informazioni su quello che potrà essere il futuro sviluppo di un ciclo economico. I coincident indicators ci raccontano la fase del ciclo economico in atto mentre i lagging indicators confortano l’analista sull’effettivo passaggio da una fase ad un’altra del ciclo economico.

Pur essendo tutti molto importanti, i leading indicators sono sicuramente i più osservati e la ragione è molto semplice. Dato che i mercati finanziari si basano sulle aspettative, ogni strumento in grado di influenzare queste aspettative è utile per capire quale direzione potranno prendere azioni, obbligazioni e ogni altro asset.

Dalla combinazione dei vari leading indicators si ricava anche un super indice che ci dice, sinteticamente, quale direzione sta prendendo una determinata economia. Il LEI (Index of Leading Economic Indicators) statunitense, ad esempio, è la combinazione di 10 indicatori anticipatori che vanno dagli ordini di beni durevoli all’offerta di moneta, dai nuovi permessi di costruzione all’andamento dello S&P500. Nella zona euro il super indice è composto da 8 indicatori macroeconomici. Anche Giappone e Regno Unito, così come molte altre economie mondiali, sono dotate di questo importante indicatore, ad uso e consumo degli investitori ma anche delle banche centrali e dei governi.

Il super indice è quindi un primo strumento a cui guardare per cercare di capire qualcosa sul futuro del ciclo economico di un paese o di un’area geografica. Il suo andamento può darci informazioni importanti. Se la serie delle letture mensili evidenzia un andamento crescente significa che l’economia sta progressivamente migliorando la sua salute; viceversa un andamento negativo può anticipare un indebolimento della congiuntura. Statisticamente 3 rilevazioni consecutive al ribasso rendono probabile l’entrata in recessione dell’economia a cui il super indice si riferisce.

Ma quali sono gli indicatori macroeconomici anticipatori che fanno parte del super indice? Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti, qui i dieci indicatori considerati anticipatori del futuro andamento del ciclo economico sono:

 

Indice Lettura positiva Lettura negativa
Media delle ore di lavoro del settore manifatturiero Aumento Diminuzione
Media delle richieste settimanali iniziali di sussidio alla disoccupazione Diminuzione Aumento
Ordini di beni di consumo e materiali del settore manifatturiero Aumento Diminuzione
Performance dei fornitori (o velocità di esecuzione di un ordine di acquisto all’industria) Diminuzione Aumento
Nuovi ordini di beni durevoli Aumento Diminuzione
Permessi di costruzione di abitazioni private Aumento Diminuzione
Andamento dello S&P500 Aumento Diminuzione
Offerta di moneta (aggregato M2) Aumento Diminuzione
Spread tra tassi di interesse titoli di stato a 10 anni e Fed Funds Aumento Diminuzione
Aspettativa dei consumatori Aumento Diminuzione

 

Il superindice dell’eurozona, invece, è composto da 8 indicatori:

Indice di aspettative economiche
Permessi di costruzione
Ordini di beni durevoli
Andamento dell’EuroStoxx
Offerta di moneta (aggregato M2)
Spread tra tassi a lungo e tassi a breve
Indice dei direttori d’acquisto
Indice delle aspettative economiche del settore dei servizi

Interessante considerare come il super indice europeo non consideri le dinamiche occupazionali mentre quello americano non inglobi una valutazione sul settore dei servizi.

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