Un mix di cause climatiche e di nuove normative green rischia di sostenere l’ondata inflazionistica che ha portato i prezzi del cacao ai massimi storici.
Tempi duri per gli amanti del cioccolato. Tavolette, cioccolatini e quant’altro rischiano di lasciare sul palato dei voraci degustatori una sensazione di salato sempre più persistente. E non si tratta certo di un problema di qualità ma più semplicemente di una questione di quantità. La legge della domanda e dell’offerta, infatti, non fa eccezioni: meno cacao c’è e più costa.
Per capire quale sia la situazione basta dare uno sguardo all’andamento del futures sul cacao quotato sulla borsa di New York (grafico qui sopra). Da inizio 2023 ad oggi i prezzi sono triplicati con un’accelerazione nell’ultimo semestre che fa dire a qualche analista che la soglia dei 10 mila dollari per una tonnellata di cacao potrebbe essere a breve facilmente raggiunta.
Ma cosa ha portato a questa impennata dei prezzi del cacao? La causa scatenante, come detto, sta nella riduzione della quantità immessa sul mercato dai principali paesi produttori (60% del totale): Costa d’Avorio e Ghana. I fattori determinanti nella riduzione della produzione sono due: da un lato condizioni climatiche avverse, ossia la grave siccità amplificata da El Niño; dall’altro una bassa qualità delle sementi ed il diffondersi di malattie.
Nei prossimi mesi la situazione non dovrebbe migliorare di molto e l’apporto sul mercato di altri produttori come Brasile ed Equador non è in grado in tempi brevi di sopperire al deficit.
L’effetto sui prezzi finali non si è fatto attendere e, come capita spesso ultimamente, i consumatori europei sembrano essere i più esposti. L’Europa, infatti, è il principale mercato di sbocco del cacao proveniente dal Ghana e dall Costa d’Avorio. Inoltre, a rendere le cose ancora più complicate è la nuova normativa comunitaria in materia di importazione di cacao. Da fine anno, infatti, gli importatori dovranno dimostrare che la materia prima non ha contribuito in nessun modo alla deforestazione. E la cosa non è propriamente semplice.
Intanto i produttori di cioccolato e derivati stanno correndo ai ripari. Non potendo alzare ulteriormente i prezzi, si cominicia a ridurre la quantità di cacao utilizzato nei prodotti e a cercare ingredienti alternativi. Così, ironia della sorte, si sostituisce il burro di cacao con il controverso olio di palma, vale a dire uno dei grandi indiziati della deforestazione nel centro America.
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