Economia statunitense, regge ancora ipotesi recessione

Per l’economia statunitense l’ipotesi recessione, seppur di breve termine e a basso impatto, rimane sul tavolo. Una conferma arriva dall’ultima lettura del leading indicator curato da The Conference Board.

L’economia statunitense si avvia verso una soft landing, una no landing o dobbiamo ancora tenere in considerazione l’ipotesi di un’entrata in recessione? Al momento sembra essere questo l’argomento principale su cui gli investitori concentrano le loro riflessioni. Con l’inflazione che pare aver oramai trovato la via di casa, il nocciolo della questione è capire se gli effetti collaterali della medicina, vale a dire la politica monetaria restrittiva, sono da considerarsi già completamente apparsi o se, come sostiene più di qualche analista, nei prossimi mesi qualche altro segnale di sofferenza potrebbe emergere.

Se guardiamo ai dati arrivati nelle ultime settimane ci sarebbe da tirare un grosso sospiro di sollievo: il mercato del lavoro regge ancora alla grande, i consumi sembrano quasi ignorare l’effetto prezzi ed il PIL del terzo trimestre ha registrato un’accelerazione che non si vedeva da parecchio tempo. Tutto ok, quindi? Non proprio, perchè i dati di cui sopra sono una fotografia del passato, anche se recentissimo, e gli ultimi tre mesi dell’anno potrebbero riservare qualche sgradita sorpresa.

Le motivazioni di questa cautela derivano da diversi fattori. Alcuni, quelli collegati alla domanda, abbiamo già avuto modo di indicarli: la forte riduzione del tasso di risparmio delle famiglie statunitensi; un anticipo delle spese legate alle festività invernali sia da parte dei retailer, sia da parte dei consumatori; la ripresa dei pagamenti delle rate dei prestiti agli studenti; un aumento al ricorso ai plafond delle carte di credito.

A questi segnali si aggiunge quello che continua ad arrivare da uno dei principali indicatori anticipatori dell’economia USA: il Conference Board Leading Economic Index (CB LEI). Si tratta di un indice che mette assieme i segnali che arrivano da molti indicatori in grado di suggerire la potenziale direzione dell’economia USA nei prossimi mesi: dai sondaggi PMI sui nuovi ordini, alle richieste di sussidi di disoccupazione; dai nuovi permessi edilizi agli spread sui tassi di interesse.

L’indice nel mese di ottobre è sceso dello 0.8% rispetto al mese precedente, allungando a 19 mesi la sua fase di permanenza in territorio negativo e, cosa più importante, tornando, dopo una pausa in settembre, a lanciare un segnale di potenziale recessione nei prossimi mesi. Justyna Zabinska-La Monica, Senior Manager Business Cycle Indicators di The Conference Board, commentando il dato, ha sottolineato che lo scenario al momento più probabile è che l’economia USA possa sperimentare una breve fase di recessione, in gran parte frutto di consumi in calo, alta inflazione e tassi di interesse elevati. La proiezione per il 2024 che deriva da questi numeri vede il PIL statunitense crescere solo dello 0.8%.

Il recupero dei mercati azionari nel mese di novembre potrebbe far rientrare, parzialmente, l’allarme generato dal CB LEI, ma la sensazione è che i giochi non siano ancora fatti e che in questo senso i dati degli ultimi due mesi del 2023 saranno cruciali.

Foto di Roy Harryman

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