Crescita PIL USA soprende ma non entusiasma

La crescita del PIL USA nel terzo trimestre, inaspettatamente quasi al 5% annualizzato, non entusiasma mercati ed analisti. Le sue fondamenta, infatti, non sembrano poter resistere anche nel quarto trimestre.

Giovedì scorso è stata pubblicata la prima stima sull’andamento del PIL USA relativamente al terzo trimestre del 2023. Il tasso di crescita annualizzato ha superato ampiamente le previsioni. Un +4.9% che a livello statistico significa il miglior trimestre da fine 2021. A ben vedere, però, i mercati azionari non hanno salutato queste percentuali con un entusiasmo trascinante, preferendo concentrarsi sulle dinamiche microeconomiche ed in particolare sulla stagione delle trimestrali.

Qualcuno ha chiamato in causa la famosa legge di Stein secondo la quale se qualcosa non può durare per sempre, allora dovrà fermarsi. Tradotto: bene i numeri del terzo trimestre, ma non facciamoci troppe illusioni sul fatto che grandezze simili possano ripetersi nei prossimi mesi.

IL REPORT NEL DETTAGLIO. FONTE WSJ. https://www.wsj.com/video/series/dion-rabouin/what-the-latest-us-gdp-report-means-for-inflation-and-odds-of-recession/292E9830-07B9-47DB-A0AD-F771D63510F9

A guardare meglio gli ingredienti che hanno portato a questo super risultato del PIL USA, qualche dubbio sulla sostenibilità di una crescita così robusta emerge. Partiamo dal primo dato: i consumi. Nel terzo trimestre sono cresciuti con un tasso annualizzato del 4%, praticamente il quadruplo di quanto fatto nel secondo, miglior performance da fine 2021. A crescere sono stati soprattutto gli acquisti di beni, ma numeri positivi si sono registrati anche nel settore servizi. Molti i fattori che hanno contribuito a tutto questo: un mercato del lavoro che continua a sostenere livelli alti di salari (anche se in termini reali frenano); un cuscinetto di risparmi non ancora completamente esaurito; la maggior disponibilità di alcuni beni; ed infine il calo dei prezzi per alcuni settori merceologici. Una combinazione di eventi che non sembra facilmente replicabile anche nel quarto trimestre. Nel frattempo, infatti, le spire della politica monetaria restrittiva si sono ulteriormente allargate, l’inflazione sembra rallentare a ritmi più blandi e, non secondario, da inizio ottobre sono ricominciati i pagamanti relativi ai prestiti agli studenti. Segna di una replica complicata sono presenti già nel report del terzo trimestre. Dai dati, infatti, emerge un calo del reddito disponibile rispetto al secondo trimestre ed una riduzione della percentuale di risparmio. Non bisogna poi dimenticare, come ricordavamo qualche giorno fa, che quest’anno sembra esserci stato un forte anticipo delle spese per le festività invernali.

L’altro elemento che ha fatto schizzare verso l’alto la crescita statunitense nel terzo trimestre è rappresentato dalle scorte di magazzino. Queste hanno registrato una crescita di oltre un punto percentuale, contro ogni previsione. Anche in questo caso torna utile il nostro post di qualche giorno fa sull’attività del porto di Los Angeles. Ad anticipare i tempi, infatti, non sembrano essere stati solo i consumatori ma anche i commercianti. I magazzini si sono riempiti in anticipo per far fronte allo shopping di fine anno senza problemi di approvvigionamento. Difficile, quindi, che nel quarto trimestre l’andamento possa continuare su questi ritmi. Anzi.

Non si tratta ovviamente di fare i pessimisti ad oltranza, ma è lecito attendersi – come del resto sembrano fare anche i mercati – che l’economia USA nel quarto trimestre rallenterà un po’ il passo. E non si tratterebbe del tutto di una cattiva notizia.

Foto di Kellie Parker

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