Le mosse della FED e gli screaming buy

Gli ultimi dati macro e le ipotesi sulle prossime mosse della FED hanno rimesso l’obbligazionario al centro delle discussioni, con molti analisti a considerare “screaming buy” i titoli di stato USA.

Nelle ultime settimane, sull’altra sponda dell’Atlantico, c’è un’espressione che sempre più spesso emerge dalle dichiarazioni degli analisti: screaming buy. Vale a dire un’occasione d’acquisto da non perdere. A cosa si riferiscono? Ma naturalmente all’intreccio tra rendimenti dei titoli di stato e scelte di politica monetaria della FED.

Dalle parti di Wall Street, infatti, è opinione sempre più diffusa che nel mese di settembre la banca centrale statunitense non modificherà i tassi di interesse. Molti commentatori vanno oltre: quello di luglio scorso è stato l’ultimo rialzo di questa lunga serie. Affermazione che Powell dal simposio di Jackson Hole non ha confermato, ma che i recenti dati sul mercato del lavoro e sull’inflazione sembrano rafforzare.

Traslando questa situazione sui mercati finanziari, ed in particolare su quello dei titoli di stato, la conseguenza è molto semplice: fine del rialzo dei rendimenti. Ora, una delle nozioni finanziarie più importanti, tra quelle che dovrebbero essere conosciute da tutti gli investitori, dice che esiste una relazione inversa tra i rendimenti dei titoli di stato ed il loro prezzo. In altre parole se aumenta il rendimento scende il prezzo e viceversa. Se le aspettative del mercato vanno nella direzione di uno stop ai rialzi dei tassi di interesse e se lo scenario possibile da qui ad un anno è che si possa addirittura arrivare ad un pivot della politica monetaria USA, allora nei prossimi mesi dobbiamo attenderci un calo dei rendimenti dei titoli di stato e di conseguenza un aumento dei loro prezzi.

Ed è qui che l’espressione “screaming buy” entra in gioco. Secondo Ian Lyngen di BMO Capital (intervistato dall’emittente Bloomberg TV) i Treasury a 10 anni rientrano nell’insieme degli strumenti finanziari da comprare. Attualmente i rendimenti veleggiano attorno al 4% – il ragionamento di Lyngen – ma le ultime notizie macro confermano che la stretta della FED sta funzionando. Questo potrebbe portare i rendimenti a scendere di circa un punto percentuale entro la prima parte del 2024.

Ma le scelte di politica monetaria hanno un effetto ancora più potente sulla parte a breve della curva dei tassi. In questo senso l’attenzione degli investitori si sta soffermando sui Treasury a 2 anni. Dopo aver superato il tetto del 5%, sul finire di agosto il rendimento dei T-2 è sceso repentinamente. E per Il portfolio manager di BlackRock Jeff Rosemberg i titoli di stato a breve termine sono sicuramente degli “screaming buy” (rieccolo). Se la parte a lungo della curva dei tassi è strettamente legata alle aspettative di inflazione – più incerte – secondo Rosemberg la parte a breve beneficierà in maniera più consistente dello stop al rialzo dei tassi da parte della FED, con un interessante affaccio sulla possibilità di un reverse della politica monetaria entro i prossimi 12/18 mesi.

Foto di Thomas Breher

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