Disuguaglianza economica in Italia, quanto conta dove si nasce?

Un recente studio mostra che il contributo della componente geografica alla disuguaglianza economica in Italia è marginale, mentre un ruolo importante lo giocano educazione e settori produttivi.

La questione meridionale accompagna la storia dell’Italia unita praticamente dalla sua nascita. Nitti, Gramsci, il “meridionalista” Giustino Fortunato e molte altre importanti firme hanno scritto pagine importanti sull’argomento, indagando le implicazioni sociali ed economiche di un’integrazione geografica complessa. Come ammoniva spesso il sindaco “Peppone” di Guareschi, le discussioni importanti non dovrebbero mai essere “buttate in politica”, ma le vicende delle regioni del Sud Italia sono purtroppo finite per diventare delle poco utili bandierine elettorali.

Direte, dove vuole andare a parare? Ci arrivamo subito. Una narrazione piuttosto maggioritaria sostiene che la disuguaglianza economica nella popolazione italiana abbia una preponderante matrice geografica. In altri termini, molto semplificati, se nasci al Sud sarai più povero e se nasci al Nord sarai più ricco. I dati però sembrano dirci qualcosa di diverso. Così la pensano ad esempio Juraj Briskar, Edoardo Di Porto, José V Rodríguez Mora e Cristina Tealdi. Nel loro recente studio dal titolo The role of geography in determining inequality between Italians sostengono che la matrice geografica della disuguaglianza economica in Italia è un elemento marginale.

Gli autori hanno analizzato il reddito dei cittadini italiani nati nel 1960, assegnando successivamente le province di nascita alla popolazione analizzata. I risultati suggeriscono alcune interessanti relazioni. La prima è che effettivamente esiste una differenza di reddito evidente tra Nord e Sud ma la distanza tra i più ricchi del Nord ed i più poveri del Sud è minore rispetto a quella riscontrabile tra i due insiemi all’interno di una stessa provincia. Scomponendo i dati gli autori hanno calcolato che la provincia di nascita spiega solo il 3.4% del gap reddituale e l’ultima provincia nella quale si è lavorato contribuisce solo per il 4.2%. I numeri sono sensibilmente più alti se si considera solo la popolazione femminile, e qui la spiegazione sta nella cronica maggior difficoltà di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro italiano.

Ad incidere sulla differenza di reddito tra i cittadini italiani, quindi, non sembra essere tanto la provenienza geografica ma piuttosto altri fattori come il settore di impiego, il livello di educazione e la stentata occupazione femminile.

Foto di Selim Geçer

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