Global Risk Report, il rischio di una transizione climatica disordinata

Il Global Risk Report presentato in occasione del World Economic Forum di Davos pone il fallimento della transizione climatica come il principale rischio per l’economia globale nel prossimo decennio.

Se il forum di Davos si fosse svolto con una settimana di anticipo, le foto di rito della cittadina svizzera sarebbero state un manifesto di quanto la rapidità del cambiamento climatico stia travolgendoci. Montagne tristemente prive di neve e temperature quasi insopportabili per il periodo a quelle altitudini, hanno caratterizzato tutta la prima parte dell’inverno. Poi la neve è arrivata, certo, ma il problema rimane. Secondo le rilevazioni di Copernicus dal 1971 – anno della prima edizione del WEF – ad oggi lo spessore del manto nevoso che ricopre le vette attorno a Davos è diminuito del 40%. Le precipitazioni nevose estive nella zona sono scese del 10% negli ultim 40 anni. E, come spiegano gli esperti, la riduzione del manto nevoso, oltre a ridurre le scorte d’acqua per il periodo estivo, aumenta ulteriormente il surriscaldamento dell’atmosfera, con gli alberi che nel frattempo sostituiscono le distese di neve perenne che incamerano calore.

Il sondaggio curato dal WEF e contenuto nel Global Risk Report sembra dirci due cose: la consapevolezza del rischio climatico aumenta ma al contempo sembrano aumentare anche le preoccupazioni sulla capacità di trasformare questa consapevolezza in azioni concrete. Il fallimento nell’affrontare la sfida del cambiamento climatico è ritenuta dagli intervistati come la principale fonte di rischio del prossimo decennio, o meglio ancora il fattore che più di ogni altro può incidere sulla storia economica mondiale del prossimo decennio.

La disperata ricerca di energia scatenata dalla forte ripresa post-covid e dalle tensioni geopolitiche ha rimescolato ulteriormente le carte ed aumentato quello che il Global Risk Report definisce il rischio di una transizione climatica disordinata, con paesi che sull’argomento si muovono in ordine sparso e conseguenze non certo tranquillizzanti sul fronte della disuguaglianza economico sociale. E – si legge nel report – data la complessità tecnologica, economica e sociale della transizione, e vista la scarsa ambizione degli impegni realmente presi dai governi, nel 2050 uno scenario di transizione disordinata è ampiamente probabile.

Foto di Simon

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