Settore retail 12 mesi dopo, ora è overstocking

Dalla corsa a riempire i magazzini dell’anno scorso si è passati, complice il calo della domanda, ad una situazione di overstocking per il settore retail.

L’anno scorso, più o meno in questo periodo, stavamo parlando di come l’avvicinarsi del periodo più caldo per le vendite al dettaglio avesse scatenato una vera e propria corsa all’acquisto da parte degli operatori, impegnati a riempire i magazzini e garantire così ai propri clienti di poter impacchettare i regali di Natale senza troppe rinunce.

Ad un anno di distanza sembra di vivere in un mondo completamente diverso, e forse in parte è proprio così. E’ l’effetto del cosiddetto ciclo delle scorte, tornato in auge nel dopo pandemia e potenziale responsabile – ne abbiamo parlato qui – di una maggior volatilità della crescita economica dei prossimi anni. Qual è la situazione attuale? In sintesi, mentre i rifornimenti di magazzino continuavano a ritmo serrato, la domanda finale ha cominciato a rallentare vistosamente. I magazzini, da spaziosi locali avidi di bancali, si sono trasformati piano piano in intasati depositi di merce difficile da piazzare, arrivando a quello che in inglese si chiama overstocking. Una situazione che in alcuni settori è divenuta talemente complicata da costringere le aziende ad organizzare vendite speciali, raffiche di sconti e fino al congelamento dell’inventario.

La dinamica appena descritta è plasticamente raffigurata dall’andamento dei canoni d’affitto di magazzini. I dati REIS per quel che riguarda gli USA ci dicono che dai poco più di 5 dollari al piede quadro (0,9 e rotti metri quadri), si è arrivati nel 2022 a 7 dollari. Un aumento del 40% nell’arco di un biennio. In termini di spazio disponibile all’interno dei magazzini – sempre dati REIS – si è passati dal 9% del 2019 al 4% circa del 2022.

Ma non c’è solo un aggravio di costi tra le conseguenze negative dell’overstocking. Secondo i dati raccolti nel report di Avery Dennison, la spinta del settore retail al riempimento dei magazzini ha modificato i volumi produttivi lungo tutta la filiera, con la conseguenza che la frenata a valle della domanda finale sta portando a fenomeni di sovraproduzione a monte. Dove finisce tutta questa merce invenduta? Sempre secondo Avery Dennison l’8% delle scorte di magazzino globali va letteralmente nel bidone della spazzatura, una percentuale che in dollari fa 163 milioni. I settori più esposti a questo fenomeno sono quello dei cosmetici e dei prodotti farmaceutici, per ovvi motivi di scadenza degli ingredienti.

Le grandi aziende stanno correndo ai ripari cancellando ordini e fermano catene produttive, ma il lento e colossale movimento della supply chain globale, stando a quanto sostengono gli analisti, ci metterà anni a riequilibrarsi.

Foto di Jens P. Raak

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