BofA Survey, investitori in allerta per l’azionario

L’ultimo aggiornamento del BofA Survey registra una decisa diminuzione della propensione all’investimento nell’azionario tra gli operatori. Pesano le possibili implicazioni, leggasi recessione, della massiccia politica monetaria restrittiva della FED.

Ancora una lettura ampiamente da risk off per l’ultimo sondaggio condotto da Bank of America su un panel di 122 investitori professionali con un patrimonio gestito complessivo di oltre 600 miliardi di dollari. Un segnale che mette sotto una luce completamente diversa il mini-rally dell’azionario a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane.

Il BofA Survey di inizio settembre ci dice che il 52% degli intervistati sta sottopesando l’azionario ed il 62% ha aumentato la propria posizione in liquidità. Si tratta di numeri da record che riflettono la difficoltà da parte degli investitori di decifrare le possibili conseguenze della massiccia politica monetaria restrittiva messa in atto, in primis, dalla Federal Reserve. Pesa, poi, come un macigno la questione energetica in Europa. Tra gli investitori interpellati da Bank of America il 42% ha ridotto la propria esposizione sui listini europei; si tratta anche in questo caso di una percentuale record per il sondaggio.

L’idea che si sta diffondendo tra gli investitori è che le mosse restrittive delle banche centrali in combinazione con un’inflazione dura da sconfiggere abbia effetti molto negativi sui profitti aziendali. Per il 92% degli intervistati gli utili aziendali vedranno un ridimensionamento nel prossimo anno. Dato interessante se aggiungiamo altre due percentuali, vale a dire il 79% che vede l’inflazione in calo nei prossimi 12 mesi ed il 36% che ritiene il secondo trimestre del 2023 il momento nel quale la FED smetterà di alzare i tassi. Il quadro che ne esce sembra abbastanza chiaro: gli investori sembrano attendersi una fase recessiva tra la fine del 2022 e la prima parte del 2023.

Sul fronte europeo il 70% degli intervistati vede una recessione come logica conseguenza della crisi energetica, mentre molti non ritengono il price cap una soluzione in grado di evitare danni all’economia della regione.

Un quadro molto complesso nel quale l’azionario non ne esce bene, con tanta liquidità in parcheggio, la preferenza per i settori difensivi ed un sentiment positivo per il dollaro.

Foto di Sergei Tokmakov, Esq. Terms.Law

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