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Banche centrali e il nodo della polarizzazione politica

La polarizzazione politica che caratterizza questa epoca storica ha ricadute anche per le banche centrali. Uno studio mostra come le aspettative di inflazione cambino a seconda della collocazione politica attribuita alla banca centrale

Uno studio recente pubblicato dal Centre for Economic Policy Research (CEPR) ha analizzato l’impatto della polarizzazione politica sulla percezione pubblica della Federal Reserve statunitense e sulle aspettative macroeconomiche. I ricercatori Pei Kuang, Michael Weber e Su Wang hanno condotto un esperimento su larga scala, coinvolgendo un campione rappresentativo di famiglie statunitensi.

Il risultato più emblematico della ricerca è che il 63% degli intervistati ritiene la FED come appartenente al gruppo politico avversario. Non è un dato da poco, considerando che le percezioni politiche influenzano significativamente la fiducia nella Fed: gli individui che percepiscono la banca centrale come allineata alle proprie convinzioni politiche tendono ad avere maggiore fiducia nelle sue politiche monetarie. Questa fiducia si traduce in aspettative di inflazione più basse e in una minore incertezza economica.

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Lo studio ha rilevato che la polarizzazione politica può portare a una frammentazione delle aspettative economiche tra diversi gruppi politici. Ad esempio, durante l’esperimento, gli intervistati che percepivano la Fed come indipendente dalle influenze politiche avevano aspettative di inflazione più stabili rispetto a coloro che la vedevano come politicamente allineata.

Volendo, a questo punto potremmo dire che una visione bipartisan della banca centrale aiuta ad ancorare meglio le aspettative di inflazione. E allora la domanda è: come fare per rendere la banca centrale bipartisan? I ricercatori suggeriscono l’adozione di strategie di comunicazione focalizzate sulla trasparenza riguardo alla struttura dell’istituzione monetaria e agli obiettivi di politica monetaria. Questo approccio potrebbe contribuire a mitigare i pregiudizi percettivi e rafforzare la credibilità delle istituzioni monetarie.

La questione dell’indipendenza delle banche centrali è stata oggetto di dibattito anche in altri contesti. Ad esempio, Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), ha avviato una revisione strategica della politica monetaria della BCE, sottolineando l’importanza di adattare la comunicazione e l’approccio dell’istituzione alle nuove sfide economiche e sociali.

Inoltre, il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ha evidenziato la necessità di migliorare la comunicazione della BCE riguardo alle intenzioni politiche e alle incertezze, pur evitando l’adozione del metodo delle “dot plot” utilizzato dalla Federal Reserve statunitense. Nagel ha suggerito l’implementazione di strumenti come analisi di scenario e grafici a ventaglio per migliorare la trasparenza e l’efficacia della comunicazione della BCE.

A questo quadro dobbiamo aggiungere un’ulteriore riflessione: nel panorama attuale, le dichiarazioni non provengono più esclusivamente dal governatore, ma da numerosi membri dei board e altri portavoce istituzionali. Pur riconoscendo che tale pluralità di voci possa arricchire il dibattito interno, c’è anche il rischio di frammentare il messaggio ufficiale. Troppi interlocutori, con posizioni e sfumature diverse, possono contribuire a creare confusione, indebolendo la percezione di coerenza e determinazione che dovrebbe contraddistinguere l’azione delle banche centrali e rafforzando quel bias derivante dalla polarizzazione politica di cui racconta lo studio di Pei Kuang, Michael Weber e Su Wang.

Una comunicazione più unificata – in cui il messaggio venga esposto in modo coordinato e condiviso – rafforzerebbe l’autorità monetaria. Meno voci, ma più concordi, offrirebbero un orientamento chiaro agli operatori di mercato, riducendo il rischio di interpretazioni ambigue e speculazioni. In un’epoca in cui l’incertezza politica ed economica è elevata, il valore di una narrazione unitaria non può essere sottovalutato: essa non solo consoliderebbe la credibilità delle istituzioni, ma contribuirebbe anche a stabilizzare le aspettative del mercato.

In conclusione, lo studio del CEPR evidenzia l’importanza di una comunicazione efficace e strategica da parte delle banche centrali per mantenere la fiducia del pubblico e l’efficacia delle politiche monetarie, specialmente in un contesto di crescente polarizzazione politica. L’adozione di pratiche comunicative trasparenti e coordinate, unite all’enfasi sull’indipendenza istituzionale possono contribuire a stabilizzare le aspettative economiche e a promuovere la stabilità macroeconomica.

Foto di Federal Reserve

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