Gran Bretagna, crescita frena a gennaio, male produzione industriale.
Nel mese di gennaio l’economia inglese ha registrato una contrazione del PIL pari al -0,1% rispetto a dicembre, in controtendenza rispetto al bimestre precedente e contro le attese fissate al +0,1%. Su base trimestrale la crescita si è fermata al +0,2%, un decimo sotto le attese ma anche secondo mese consecutivo con il segno più. A frenare l’economia inglese è stato soprattutto il settore produttivo. La produzione industriale, a gennaio, ha registrato un calo dello 0,9%, peggior dato da aprile 2024. La manifattura ha fatto segnare un calo dell’output pari all’1,1% rispetto a dicembre, peggior lettura dal luglio dello scorso anno. In controtendenza il settore costruzioni che fa segnare il sesto mese di crescita consecutivo, con un +0,2% rispetto a fine 2024. Su base annua la crescita del PIL si ferma all’1%, due decimi sotto le attese e cinque in meno del rilevamento precedente. Per il mese di febbraio, il NIESR GDP Tracker prevede una crescita dello 0,4%.
Cina, a febbraio crescita prestiti a settore privato sotto le attese.
Nel mese di febbraio il valore dei nuovi prestiti erogati dalle banche cinesi al settore privato è stato di 1.010 miliardi di yuan, meno delle attese del mercato e in calo rispetto allo stesso mese del 2024. La crescita annua dei prestiti erogati scende al 7,3%, minimo dal 1998 e un decimo sotto le attese del mercato. La massa monetaria M2 cresce del 7% rispetto a 12 mesi fa, un decimo in meno rispetto alle attese.
Stati Uniti, fiducia consumatori Michigan crolla a marzo.
Come ci si poteva aspettare, la fiducia dei consumatori statunitensi scende sulle crescenti incertezze politiche ed economiche del paese. L’indice elaborato dall’università del Michigan crolla a 57,9 punti (-22% rispetto al livello di dicembre 2024), minimo dal novembre del 2022, ben al di sotto delle attese e terzo mese consecutivo di calo. La percezione della condizione attuale rimane sostanzialmente stabile, mentre le aspettative per i prossimi mesi scendono di quasi 10 punti. Gli intervistati giustificano la crescente preoccupazione citando l’economia, l’occupazione, la politica, ma anche l’andamento dei mercati azionari. I dazi pesano sulle aspettative di inflazione, quelle a 12 mesi toccano il massimo da fine 2022 al 4,9%, mentre quelle a cinque anni registrano il maggior incremento mensile dal 1993, passando dal 3,5% al 3,9%.
Foto di Neri Vill