Una recente ricerca del Massachusetts Institute of Technology, il famosissimo MIT, suggerisce che a ridimensionare la temuta sostituzione di posti di lavoro con i computer sarà un semplicissimo elemento: il costo.
Mentre molti esperti del settore continuano a ricordarci che l’Al, l’intelligenza artificiale, rimane pur sempre uno strumento e che quindi, in quanto strumento, la sua potenzialità dipende dall’utilizzo che ne fa l’essere umano che la controlla, la discussione più calda rimane quella sulle conseguenze per l’occupazione derivanti dall’implementazione massiccia dell’AI nel mondo produttivo. Ne abbiamo già parlato settimana scorsa, riportando i risultati dell’ultima ricerca in materia del Fondo Monetario Internazionale. Oggi ci ritorniamo per parlare di un’altra ricerca appena sfornata, quella del Massachusetts Institute of Technology, il MIT.
Lo studio si è concentrato su uno specifico campo dell’AI, quello della cosiddetta computer vision. Vale a dire di quella intelligenza capace di esaminare un’immagine e trarne informazioni, con applicazioni che vanno dalla guida autonoma alla diagnosi medica. Per molti versi si tratta proprio del campo di ricerca tecnologica che più di tutti ha le potenzialità per sostituire mansioni svolte da esseri umani sul posto di lavoro. Delimitato il campo, i ricercatori del MIT hanno effettuato un’a ‘analisi costi/benefici per capire in quanti casi l’AI ha un costo inferiore rispetto ad un lavoratore. La risposta è che solo il 23% dei lavoratori sono economicamente sostituibili con l’AI. Ad oggi solo il 3% delle oltre 1000 mansioni individuate in 800 posizioni lavorative differenti è automatizzabile in maniera economicamente efficiente. Una percentuale che può raggiungere nel 2030 il 40%, e solo se nel frattempo la ricerca continuerà a progredire e i costi di implementazione scenderanno.
In “Beyond AI Exposure” i ricercatori del MIT provano anche a tracciare una mappa dei settori nei quali la soglia di economicità è più bassa e la perdita di posti di lavoro può essere potenzialmente più alta. Tra questi spiccano il settore del retail e della salute. Il passaggio all’automazione risulta invece più costosto per settori come le costruzioni, l’estrattivo e l’immobiliare.
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