Cigni neri 2024, i rischi maggiori arrivano dalla geopolitica

Per il 2024 i cigni neri sembrano concentrarsi sulla geopolitica e sui prezzi. Un conflitto Cina-Taiwan potrebbe costare 10 punti di PIL mondiale (fonte Bloomberg Economics).

Cigni neri, ossia eventi anomali ed imprevedibili che possono avere conseguenze socio economiche importanti. Ogni inizio d’anno gli analisti provano a stilare una lista di ipotetici eventi a cui affibiare l’etichetta ideata da Nassim Nicholas Taleb. Ed allora eccoci qui a passare in rassegna i principali cigni neri che potrebbero sconvolgere i piani sul fronte economico finanziario nel 2024.

Il cigno nero che viene dall’Asia. Durante il discorso di fine anno, il presidente cinese Xi Jimping ha affermato che la Cina “sarà sicuramente riunificata” e che “Tutti i cinesi su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan dovrebbero essere legati da un obiettivo comune e condividere la gloria del rinnovamento della nazione cinese”. Frasi che non sono certo passate inosservate e che hanno ravvivato le preoccupazioni sulla delicata situazione di Taiwan, sulla sua indipendenza e sulla prospettiva di un intervento militare da parte di Pechino. Un’ipotesi, quella dell’escalation, che si configura come uno dei più grossi cigni neri in circolazione. Secondo i recenti calcoli diffusi da Bloomberg Economics, un conflitto potrebbe causare una perdita all’economia mondiale da 10 trilioni di dollari, il 10% del PIL globale. Per fare un paragone, la pandemia di Covid-19 e la crisi finanziaria del 2018 sono costate il 6% del PIL mondiale. Ecco allora che le elezioni del prossimo 13 gennaio nella fu isola di Formosa saranno uno dei primi grandi appuntamenti politici del 2024.

Il nodo mediorientale e l’allargamento dei conflitti. Nelle ultime settimane la posizione di Israele si sta facendo sempre più insostenibile, anche per i più fidati alleati. La preoccupazione è che la prosecuzione dell’operazione nella striscia di Gaza porti ad un allargamento del conflitto in un’area, quella mediorientale, che per tanti motivi rimane una polveriera da trattare con estrema attenzione. A livello economico il coinvolgimento dell’Iran potrebbe rappresentare uno shock pesante per i prezzi dell’energia ma anche per il funzionamento della supply chain globale. Il perdurare del conflitto in Ucraina ed un eventuale suo allargamento pongono rischi ancora maggiori, coinvolgendo le materie prime alimentari ed indebolendo ulteriormente la situazione economica dell’Eurozona.

Inflazione non scende. La maggior parte degli analisti è concorde nel segnalare il 2024 come l’anno del pivot delle banche centrali. Dopo un periodo di rialzi dei tassi, nei prossimi mesi dovremmo assistere alle prime sforbiciate. E questo perchè l’inflazione è visto ritornare verso i target degli istituti centrali. Ma cosa succede se i prezzi dell’energia tornano a schizzare verso l’alto o se un blocco prolungato delle merci nel canale di Suez fa salire i costi delle spedizioni ed allunga i tempi di consegna? Un ritorno in grande stile dell’inflazione avrebbe un doppio effetto: da un lato costringerebbe le banche centrali ad intervenire aumentando i tassi; dall’altro la stessa credibilità degli istituti centrali verrebbe messa a dura prova.

Elezioni bloccanti. Il 2024 sarà anche e soprattutto un anno di elezioni. Alcune dovrebbero confermare gli attuali assetti (Indonesia, India), altre si presentano molto più incerte (USA, UE, UK). In Europa risultati elettorali incerti potrebbero provocare un blocco nella nomina del nuovo consiglio europeo e modificare l’atteggiamento rispetto ad alcuni grandi dossier interni ed internazionali. Negli USA è la variabile Trump a primeggiare. Cosa accadrebbe nel caso in cui, da vincitore delle primarie repubblicane, fosse estromesso dalle elezioni? E se giunto al confronto con Biden ad inizio novembre perdesse?

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