Da qui al 2030 la produzione di energia da fonti fossili sarà doppia rispetto a quella compatibile con l’obiettivo di limitare il surriscaldamento terrestre di 1,5°C.
Si avvicina l’appuntamento con la conferenza internazionale sul clima di Dubai e si moltiplicano le pubblicazioni di report a supporto di una discussione che, si spera, possa portare a ulteriori passi avanti. Tra le varie pubblicazione c’è anche il rapporto Production Gap 2023, stilato da diversi istituti internazionali tra cui lo United Nations Environment Program ed il Stockholm Environment Institute.
Lo studio prende in considerazione i 20 paesi al mondo che messi assieme rappresentano l’80% della produzione mondiale di energia e analizza le fonti di produzione confrontandole con gli obiettivi climatici fissati per il 2030.
L’edizione del 2023 ci dice, in estrema sintesi, che sul fronte dell’utilizzo dell’energia fossile si predica bene ma si continua a razzolare malissimo. I 20 paesi sopra richiamati, infatti, produrranno entro il 2030 il doppio delle quantità di energia da fonte fossile rispetto al limite compatibile con il contenimento del surriscaldamento entro gli 1,5°C.
Se, racconta il report, paesi come USA e Cina ridurranno entro il 2030 rispettivamente del 43% e del 15% l’utilizzo di carbone per la produzione di energia, questi sforzi verranno resi vani dall’aumento dell’uso della fonte fossile per antonomasia da parte di economie come India, Indonesia e Russia.
La riduzione dell’utilizzo del carbone non necessariamente coincide con una netta riduzione delle fonti fossili nel processo di produzione di energia. Prendendo il caso degli USA, ad esempio. Dal report emerge che l’estazione di petrolio rimarrà stabile da qui al 2050 sui livelli record di 19/20 milioni di barili al giorno. Ed anche le stime sull’estrazione del gas naturale disegnano un trend in aumento nei prossimi tre decenni.
Gli indiscutibili passi avanti sul fronte dell’energia rinnovabile rischiano, quindi, di essere azzoppati da una produzione estremamente inquinante – e lo è soprattutto quella del gas naturale – che, numeri alla mano, sembra doverci accompagnare ancora per molti anni.
Foto di Steve Buissinne