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Verso la COP28 tra novità e vecchi problemi irrisolti

A Dubai, verso la fine di novembre, si svolgerà la COP28, la conferenza internazionale sul clima e sul piatto ci sono tanti argomenti, dall’annunciato stocktake all’irrisolto nodo dei finanziamenti.

Le ultime settimane hanno mostrato, ancora una volta, quanto il clima stia diventando sempre più una variabile impazzita. Il caldo anomalo che ci ha accompagnato in queste prime settimane di settembre ha fatto da contraltare ad eventi atmosferici estremi in molti paesi del Mediterraneo. Negli occhi rimangono le foto delle pianure della Tessaglia (in Grecia) trasformate in un lago dal ciclone Daniel, o – ancora più recenti – le immagini dell’alluvione in Libia con il suo drammatico carico di morti, feriti e dispersi.

Con queste e con molte altre notizie ci si avvicina all’appuntamento con la conferenza internazionale sul clima, la COP28, che quest’anno si svolgerà a fine novembre a Dubai negli Emirati Arabi Uniti. Le settimane che ci separano da quell’evento saranno il terreno sul quale gli “sherpa” delle varie delegazioni proveranno a mettere ordine alle priorità e fare qualche passo avanti sui tanti scogli che hanno reso piuttosto infruttuose le ultime edizioni del summit.

E sarà proprio da uno di questi scogli che ripartiranno le discussioni in quel di Dubai, vale a dire la querelle tra economie avanzate ed emergenti sul come e quanto le prime debbano finanziare le seconde nei progetti di transizione green. Come ben sappiamo la promessa di mettere sul piatto 100 miliardi di dollari all’anno da parte delle economie avanzate, promessa fatta ancora dieci anni fa, è sostanzialmente rimasta tale. Ora le economie emergenti vogliono che si passi ai fatti, mentre la controparte vorrebbe mettere a disposizione progetti, tecnologie… Insomma, tutto tranne liquidi. Trovare una quadra alla questione, rimpolpando anche il fondo “dedicato “Loss & Demage” messo in piedi l’anno scorso in Egitto, sarà uno dei primi obiettivi della COP28, con l’intenzione da parte dei paesi più poveri di chiedere uno sforzo maggiore anche alla Cina.

Altro obiettivo della conferenza sarà quello di fare una sorta di “tagliando” agli impegni presi nella conferenza di Parigi, oramai del lontano 2013. Lo “stocktake”, così è stato chiamato, sarà lo strumento comune con il quale misurare progressi e ritardi rispetto ai target fissati. I dati raccolti dal 2021 ad oggi sembrano indicare che i secondi, vale a dire i ritardi, sono di gran lunga preponderanti rispetto ai progressi.

Altro argomento sul quale una parte delle delegazioni (Europa in primis) tornerà alla carica sarà quello legato all’energia fossile. Qui le cose si fanno complicate. Da un lato perchè sarà come parlare di corda in casa dell’impiccato (l’UAE è tra i pricipali produttori di petrolio), dall’altro perchè la congiuntura internazionale sta nuovamente rendendo il greggio profittevole. I target più ambiziosi, ossia mettere nero su bianco il progressivo abbandono dell’energia fossile e fissare il picco nel 2025, non sembrano alla portata del summit. L’orientamento prevalente sembra quello più soft, basato sul bilanciamento dell’utilizzo di energia fossile con l’adozione di tecnologie di abbattimento delle emissioni di CO2.

Ancora una volta un appuntamento ricco di spunti e di buone intenzioni. Ancora una volta stiamo qui a domandarci se sarà la volta buona.

Foto di Jacqueline Schmid

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