Alta tensione sul “loss and demage”

Sul tema del loss and demage le posizioni delle economie avanzate e di quelle in via di sviluppo continuano a divergere. Le prime puntano su progetti di mitigazione, le seconde vogliono la costituzione di un fondo di finanziamento.

In un’agenda politica internazionale gonfia di urgenze inizia ad avvicinarsi l’appuntamento con la COP27, la conferenza organizzata dalla Nazioni Unite sull’emergenza climatica che quest’anno si svolgerà a Sharm El Sheikh dal 6 al 18 novembre prossimi.

Al di là delle primissime polemiche sulla scelta delle sponsorizzazioni, uno dei temi più caldi che i delegati dei paesi invitati dovranno affrontare è quello relativo al cosiddetto “loss and demage”. Di cosa si tratta? In parole semplici possiamo dire che con questa espressione ci si riferisce soprattutto agli effetti dei cambiamenti climatici ai quali una comunità non può far fronte perchè non dotata delle risorse economiche necessarie. Introdotto per la prima volta già nello United Nations Framework Convention on Climate Change del 1992, il tema del loss and demage si traduce sostanzialmente nella necessità di instaurare un regime di solidarietà finanziaria tra paesi ricchi e paesi poveri, per compensare questi ultimi degli effetti disastrosi del cambiamento climatico. Le grandi economie mondiali avevano promesso un finanziamento da 100 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2020, ma le cose non sembrano essere andate come da attese. Secondo alcune stime il flusso annuo da due anni a questa parte si è attestato sotto i 10 miliardi di dollari.

Nel mese di giugno scorso, a Bonn, in Germania, un incontro preparatorio della COP27 si è tradotto in un vero e proprio scontro tra le economie emergenti (riunite in quello che viene definito il G77) e quelle avanzate sulla necessità di includere l’argomento nell’agenda della conferenza novembrina e passare alle vie di fatto. Le parole di Saleemul Huq – direttore dell’International Centre for Climate Change and Development del Bangladesh – al termine di quell’appuntamento (riportate dall’agenzia Bloomberg) sono alquanto esplicative della situazione di stallo che si è venuta a creare: “le economie avanzate non vogliono scucire un solo cent”.

Nella pre-Cop di Kinshasa di qualche giorno fa sono giunte le prime dichiarazioni di impegno da parte dell’Unione Europea, ma evitando in maniera accurata qualsiasi riferimento finanziario. Dichiarazioni che fanno il paio con quelle dell’inviato speciale statunitense per il clima, John Kerry, che in occasione della Climate Week di New York aveva parlato di crucialità del problema loss and demage e della necessità di supportare non troppo specificati progetti di mitigazione (non finanziamenti). Cina e G77, invece, insistono perchè il tema del loss and demage sia nei primi posti dell’agenda del COP27 con le economie in via di sviluppo che puntano alla creazione di un fondo per finanziarle.

Soldi contro progetti. Su questo nodo verterà la discussione tra le parti in terra d’Egitto, una discussione che non potrà non risentire delle mutate condizioni economiche e finanziarie internazionali e delle tensioni geopolitiche. Elementi, questi, che fanno storcere il naso ai Big sulla concessione di finanziamenti a paesi non sempre del tutto affidabili ed in tempi di fiato corto per i bilanci statali.

Foto di svklimkin

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