Job Satisfaction 2023, lavoratori USA sempre più soddisfatti

I risultati del Job Satisfaction 2023 ci dicono che la percentuale di lavoratori USA soddisfatti della propria occupazione è cresciuto dal 2020 ad oggi.

Il mercato del lavoro statunitense sta mostrando solo nelle ultime settimane qualche segnale di scricchiolio. Le richieste di sussidi di disoccupazione stanno lentamente crescendo e gli annunci di tagli occupazionali hanno raggiunto nei primi quattro mesi dell’anno i livelli del 2020. Dall’altro lato, però, gli ultimi dati ufficiali del dipartimento del lavoro USA descrivono una situazione ancora in estrema salute, con nuovi posti di lavoro creati ed il tasso di disoccupazioni ai minimi da 50 anni a questa parte.

Una situazione di questo tipo non può non modificare anche il modo con il quale i cittadini statunitensi vivono la loro esperienza lavorativa. Ce lo confermano i numeri del report confezionato dal Conference Board (CB) e pubblicato la scorsa settimana. Nel Job Satisfaction 2023 – un sondaggio condotto nel novembre scorso su un campione di oltre 1600 lavoratori e riguardante 26 aspetti caratterizzanti di un lavoro – emerge una situazione di netto miglioramento, frutto anche delle opportunità e dei cambiamenti emersi durante la fase della pandemia di Covid-19.

Guardando ai numeri, il report ci dice che il 63% dei lavoratori intervistati si ritiene soddisfatto del lavoro che svolge. Si tratta di una percentuale mai registrata dal 1987 ad oggi, vale a dire dal primo anno di pubblicazione del sondaggio di CB. Nel primo anno di pandemia la quota di lavoratori soddisfatti era al 56.8%; ed occorre sottolineare che nemmeno la fase pandemica ha interrotto un miglioramento della soddisfazione dei lavoratori che dura oramai dal 2010 (ad oggi l’anno che ha registrato il minimo storico della serie).

Tra i lavoratori più soddisfatti ci sono quelli che durante la fase pandemica hanno cambiato volontariamente lavoro o sono passati ad una forma ibrida di lavoro (in un mix da remoto ed in presenza). Si tratta in maggioranza di lavoratori di sesso maschile, ed anche questo è un elemento che ha molto a che fare con le conseguenze della pandemia.

Delle 26 metriche analizzate dal report, quelle riguardanti i carichi di lavoro ed il bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa hanno registrato il maggior incremento annuo.

Resta da capire cosa potrà succedere nei prossimi mesi, con il tasso di disoccupazione che di fronte ad un periodo di recessione – stima il Conference Board – potrebbe salire oltre il 4%, e con molte aziende che stanno manifestando un certo fastidio per la ritrosia dei lavoratori a tornare in presenza in pianta stabile.

Foto di StockSnap

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