Settore riassicurazione, cambiamenti climatici sono una sfida

Uno studio di Moody’s fotografa un settore, quello della riassicurazione, alle prese con un calo dei profitti e la necessità di rispondere, adattandosi, alla sfida dei cambiamenti climatici.

Elliot è il nome che i meteorologi statunitensi hanno dato alla gelida tempesta che si è abbattuta nel mese di dicembre sul Nord America. Una sferzata artica che ha portato le colonnine di mercurio a segnare valori record ed ha causato ingenti danni alle infrastrutture pubbliche ed alle attività economiche private. A questo si è aggiunto un inizio di 2023 che in alcune aree degli USA, la California in particolare, è stato caratterizzato da intense precipitazioni piovose, inondazioni ed episodi franosi.

La anormale velocità del cambiamento climatico sta tutta qui, nella severità di eventi atmosferici estremi sempre più frequenti. A farne le spese, oltre a tutto il resto, sono anche le compagnia di assicurazione ed in particolare quelle che potremmo definire le assicurazioni di ultima istanza, vale a dire quelle compagnie che offrono servizi di riassicurazione.

Tornando ad Elliot, la società Karen Clark and Co. calcola che l’ammontare di danni coperti da assicurazione causati dal suo passaggio sul territorio statunitense sia nell’ordine dei 5,4 miliardi di dollari. Un malloppo che pesa sulle compagnie assicurative ma anche e soprattutto sulle società che a monte offrono loro un ombrello protettivo. A fissare qualche dato ci ha pensato Moody’s con un report pubblicato qualche settimana fa e dal titolo piuttosto significativo: Reinsurers defend against rising tide of natural catastrophe losses, for now.

Stando ai dati elaborati dalla società di rating statunitense, a livello globale negli ultimi 5 anni i danni assicurati collegati ad eventi atmosferici estremi sono stati pari a 100 miliardi di dollari per anno. Un numero che significa molto per i conti delle compagnie di assicurazione e di riassicurazione. Secondo i dati di S&P il ROE medio negli ultimi cinque anni è sceso da poco meno del 15% al 5% per le compagnie di riassucurazione. Situazione meno grave per le assicurazioni, con una perdita di poco più di due punti percentuali.

Per mitigare questo andazzo, continua il report di Moody’s, il settore sta rivedendo le proprie politiche di prezzo. Secondo i dati del sondaggio condotto dalla stessa Moody’s, il 40% delle compagnie riassucurative ipotizza un aumento di oltre sette punti percentuali dei premi. Non solo, il settore sta investendo in maniera massiccia sullo sviluppo di nuovi modelli di previsione, focalizzandosi su quelli che vengono chiamati i secondary perills, vale a dire gli effetti collaterali di un evento meteo estremo (esempio l’alluvione che fa seguito ad una bomba d’acqua). Questa categoria di eventi, infatti, pesa per il 60% sui danni ai beni assicurati.

In alcuni stati degli USA, osserva Moody’s, le compagnie assicurative stanno anche adottando una politica preventiva, riducendo le esposizioni. E’ ad esempio il caso della Florida. Qui nel 1992 l’uragano Andrew lasciò sul terreno una quantità di danni tale da far andare in fallimento ben 16 imprese assicurative dello stato.

I cambiamenti climatici richiedono una forte capacità di adattamento, ed il settore delle assicurazioni e delle riassicurazioni non fa di certo eccezione.

Foto di John

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