Per fare trading? Bisogna saper giocare a poker

Un recente studio condotto dalla Fed di New York sembra indicarci che per fare trading non sono importanti l’esperienza o la conoscenza dei mercati, ma la capacità di strategia; come giocare a poker.

Qualcuno tra i nostri lettori si ricorderà di certo delle folgoranti ascese a Wall Street di azioni come Game Stop o AMC. Acquisti e vendite “radiocomandati” da post su Reddit o su altri social.

A distanza di poco più di due anni dall’esplosione del fenomeno delle meme stocks, la situazione sembra decisamente cambiata e l’interesse per il trading online, stando agli ultimi sondaggi negli USA, pare tornato su livelli “normali”. Ma quell’ondata di entusiasmo e di operazioni sulle meme stocks torna perentorio alla mente leggendo un recentissimo studio confezionato dalla Federal Reserve di New York in collaborazione con due istituti universitari, la Southern California e la College London.

La ricerca torna su uno degli argomenti più interessanti legati al trading, vale a dire quali siano le abilità necessarie per operare in questo complicato quanto affascinante mondo. Serve capire i mercati? Valutare le condizioni macroeconomiche? Studiare approfonditamente ogni possibile figura grafica? Ebbene, stando ai risultati dello studio pare proprio di no. Ciò che conta, suggeriscono i ricercatori, è la capacità di interpretare il comportamento degli altri investitori e tradurlo in strategia, come un giocatore di poker.

Andiamo con ordine. Lo studio si basa su un esperimento condotto “arruolando” 56 trader professionisti e 56 studenti universitari. Ai due gruppi è stato chiesto di partecipare ad una simulazione di trading ed i ricercatori hanno poi valutato e confrontato le performance ottenute, incrociando i dati con altri test attitudinali a cui i partecipanti si erano sottoposti.

I dati emersi indicano che per il gruppo degli studenti la performance dipende dal grado di intelligenza, mentre per il gruppo dei trader professionali il successo deriva principalmente dalla capacità di attuare strategie in base al comportamento degli altri partecipanti. In altri termini, scrivono i ricercatori, il gruppo di studenti ha agito come se stesse giocando a scacchi o a backgammon; i trader professionisti, invece, si sono mossi come un giocatore di poker, che si concentra non tanto sulle sue carte o sulle carte in mano agli avversari, ma su cosa gli altri partecipanti pensino delle sue carte. E l’aspetto più sorprendente dello studio è che le performance non dipendono anche da questa abilità, ma soprattutto da questa. Vale a dire che intelligenza, studio dei mercati, gestione del rischio appaiono come uno sfumato contorno. Ed a poco conterebbero anche l’esperienza e gli anni di studio.

Certo, stiamo parlando di un singolo esperimento, peraltro condotto attraverso una simulazione, e si sa quanto le cose cambino nel momento in cui entrano in gioco i soldi veri. L’impressione, però, è che i ricercatori abbiano colto un aspetto che non va sottovalutato da chi desideri intraprendere l’attività di trading, e che per certi versi è stato uno dei motori del fenomeno meme stocks: vale a dire che le opinioni spesso contano molto di più dei fatti su cui tali opinioni di basano. Giusto o sbagliato che sia, è qualcosa con cui fare i conti (e non solo nel trading a quanto pare).

Foto di Lucio Alfonsi

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