La stima flash dei sondaggi PMI di luglio certifica il rallentamento del settore privato, con l’Eurozona e gli USA che finiscono in zona contrazione. Questo ed altro nell’ultima K Briefing della settimana.
Giappone, inflazione nel mese di giugno. I dati sull’inflazione giapponese di giugno sembrano dare ragione alla BoJ ed alla sua volontà di continuare nell’atteggiamento accomodante. L’inflazione annua è scesa di un decimo rispetto al mese precedente, al 2.4%, mentre su base mensile la variazione è stata nulla. Il tasso core sale al 2.2% annuo, un decimo in più rispetto al mese precedente.
Gran Bretagna, fiducia consumatori e vendite al dettaglio giù. Nel mese di luglio l’indice di fiducia dei consumatori inglesi è rimasto sul minimo di -41 con inflazione e tassi di interesse a deprimere il morale delle famiglie inglesi. Intanto le vendite al dettaglio hanno fatto registrare il secondo mese consecutivo di calo a giugno: -0.1%, due decimi meglio delle attese. Su base annua si approfondisce il gap negativo, con volumi in calo del 5.8%.
Russia, banca centrale taglia ancora i tassi di interesse. La banca centrale russa porta i tassi al 9%, un taglio di 150 punti base, tre volte le attese del mercato, che porta il riferimento a livelli pre-guerra. La mossa viene giustificata con la diminuzione delle spinte inflazionistiche e con la necessità di sostenere l’economia fortemente penalizzata dal conflitto in Ucraina.
Sondaggi PMI di luglio, settore privato rallenta ancora e per l’Eurozona è allarme contrazione. La lettura flash dei sondaggi PMI del mese di luglio conferma il trend visto negli ultimi due mesi. Il settore privato continua a rallentare. Particolarmente complicata la situazione europea. Vediamo le principali aree economiche.
Australia. Il PMI composite di luglio rimane in zona espansione ma perde due punti rispetto al mese precedente e si ferma a 50.6, il valore più basso da sei mesi a questa parte. Produzione ed ordini rimangono in espansione, ma il ritmo di crescita diminuisce. Continua a migliorare la situazione occupazionale, mentre la pressione sui prezzi (spinta anche dai salari) rimane elevata. Fiducia degli operatori che scende ai minimi dall’aprile del 2020. Frenata più sostanziosa per il settore servizi (-2 punti rispetto a giugno) che per la manifattura (mezzo punto in meno rispetto a giugno).
Giappone. Brusco rallentamento del settore servizi e PMI composite che scende a quota 50.6, il dato più basso dal febbraio scorso. Pesano inflazione, salari in crescita e mancanza di materie prime, ma un ruolo importante comincia ad averlo anche la debolezza dello yen rispetto al dollaro. Segnali di picco per i prezzi.
Eurozona. Il settore privato dell’Eurozona torna sotto i 50 punti nel sondaggio PMI di luglio, significa contrazione e non è certo un bel biglietto da visita per i mesi a venire. A pagare il prezzo più alto la manifattura che scende a 49.6 dal 52.1 di giugno e tocca il minimo dal giugno del 2020. Accelerano al ribasso sia la produzione che i nuovi ordini, mentre è maggioritaria la percentuale di chi vede più probabile nei prossimi 12 mesi una riduzione della produzione. Il settore servizi tiene quota 50 ma perde quasi tre punti rispetto al mese precedente, frutto soprattutto della difficile situazione tedesca (per la Germania zona contrazione sia per manifattura che per i servizi).
Gran Bretagna. Tutto sommato uno dei migliori PMI di luglio. Anche oltre manica c’è un rallentamento ma rimane contenuto. Il settore privato rimane in zona espansione con tutte e due le sue componenti (manifattura e servizi); scende a 52.8, ossia il peggior dato dal febbraio del 2021, ma si colloca sopra le attese del mercato (52.5). Il settore servizi è quello che si comporta meglio, mentre in generale rallenta la produzione. Sul fronte dei prezzi la nota positiva è un rallentamento pronunciato dei costi di input (la componente del sondaggio registra il minimo a 10 mesi).
Stati Uniti. Secondo il sondaggio PMI di S&P Global anche il settore privato statunitense torna in zona contrazione. Nel mese di luglio il composite si ferma a quota 47 dal 52.3 del mese precedente, registrando la peggior variazione negativa dal maggio del 2020. Il dollaro forte penalizza le esportazioni e sul fronte occupazionale si iniziano a vedere progetti di tagli occupazionali per limitare l’ascesa dei costi. Unico dato positivo arriva dal fronte dei prezzi, sia la componente relativa a quelli di produzione, sia quella relativa ai prezzi di vendita registrano un rallentamento della crescita. Peggiora l’umore degli operatori, ai minimi dal settembre del 2020.
Foto di Jon Kline