Aumento dei tassi e banche, rischio basso da stretta su politica monetaria

L’aumento dei tassi di interesse ha conseguenze sulla struttura economico finanziaria delle banche, ma dalla BCE giungono rassicurazioni sulla tenuta del sistema, anche di fronte ad un forte irripidimento della curva.

Negli scorsi giorni la governatrice della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha difeso la scelta del board di procedere alla “normalizzazione” della politica monetaria dell’area Euro, etichettandola come legittima e necessaria. In altri termini, nessun ripensamento, da luglio si inizierà a rialzare i tassi di interesse con la speranza che l’inflazione possa dare segni di indebolimento. Si, perchè nel malaugurato caso in cui le aspettative di inflazione dovessero accelerare l’intervento della banca centrale, per difendere la stabilità dei prezzi e la propria credibilità, dovrebbe assumere tratti molto severi. Ma quali sarebbero le ripercussioni sul sistema bancario?

La BCE da questo punto di vista sembra poter tirare un sospiro di sollievo, per lo meno questo è quanto sostiene un recente lavoro di Katarzyna Budnik, Jiri Panos, Cosimo Pancaro e Aurea Ponte Marques. Andiamo per ordine. I tassi di interesse che salgono sono per le banche una sorta di lama a doppio taglio. Da un lato viene ad aumentare quello che tecnicamente si chiama Net Interest Income, il margine di profitto che si ricava dalle attività di prestito (per sintetizzare al massimo); dall’altro lato le banche subiscono la variazione dei prezzi delle attività mobiliari in bilancio (azioni ed obbligazioni) e vedono deteriorarsi la capacità creditizia dei propri clienti (a tassi crescenti aumenta la quota di debitori che vanno in difficoltà con le loro obbligazioni). Un moderato rialzo dei tassi di interesse porterà quasi sicuramente maggiori profitti, ma cosa accadrebbe se la stretta monetaria si presentasse come particolarmente severa?

Budnik e colleghi hanno provato a disegnare due possibili scenari, uno spostamento verso l’alto di tutta la curva (quindi un aumento dei tassi spalmato su tutte le scadenze) ed un irripidimento della curva (quindi un aumento molto più marcato delle scadenze lunghe). Partendo dalla situazione ad inizio 2022, gli autori hanno sottoposto i principali istituti bancari europei ad una sorta di stress-test basati sui due scenari sopra descritti. Il risultato è che un consistente aumento dei tassi di interesse avrebbe un impatto negativo sulla struttura finanziaria delle banche ma si tratta di un effetto sostenibile. Nella simulazione il CET1 (il principale indice di solidità degli istituti finanziari) passerebbe dal 15.5% del 2021 al 14.5% nel 2024, uno scostamento sostanzialmente modesto. Per quasi la metà delle banche l’incremento dei tassi porterebbe a registrare delle perdite, più marcate per alcune tipologie di istituti, come ad esempio le banche per lo sviluppo e quelle esposte nei prestiti agevolati.

Foto di MichaelM

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