Mercati finanziari, dai dati macro la spinta alla rotazione

Sui mercati finanziari si guarda con estremo interesse ai dati macro e ad una ripresa che sembra più veloce – e forse più breve – del previsto. La contromossa si chiama rotazione, tra settori e fattori di investimento.

L’ultima tornata di sondaggi PMI di inizio aprile conferma che l’economia mondiale sta progressivamente uscendo dalla recessione indotta dalla pandemia, e lo sta facendo con una velocità che forse nessuno poteva immaginare così elevata. Proprio questa rapidità sta facendo drizzare le antenne agli investitori, alle prese con il primo appuntamento con le trimestrali del 2021. Dai dati aziendali i mercati proveranno a captare i primi segnali di risveglio dei settori più colpiti dalla pandemia, analizzando come le società stanno incorporando nelle loro guidance il combinato disposto di vaccinazioni, risparmio privato ai massimi e stimoli fiscali in dispiegamento.

A livello macroeconomico pare sempre più condiviso uno scenario nel quale la ripresa economica dovrebbe mostrare tutta la sua potenza entro il 2021. Secondo Goldman Sachs l’economia americana dovrebbe toccare un tasso annualizzato di crescita pari al 10.5% proprio nel secondo trimestre dell’anno, proseguendo poi – e questo è il dato più importante – su una traiettoria di “normalizzazione” che dovrebbe portare – sempre secondo gli analisti di Goldman – ad una crescita annualizzata sotto il 2% da metà del 2022. Sulla stessa lunghezza d’onda pare essere anche Morgan Stanley. Andrew Sheets, intervistato da Bloomberg TV, ha dichiarato che la ripresa procede in maniera molto veloce e che il secondo trimestre del 2021 dovrebbe rappresentare il picco di questo furente recovery.

L’implicazione di tutto ciò sui mercati finanziari ha un nome ben preciso: rotazione. Gli investitori, memori delle relazioni esistenti tra il ciclo economico ed i settori industriali, iniziano a “trasferire” liquidità dalle industrie avvantaggiate dalle fasi inziali della ripresa a quelle che danno il meglio di sé nella zona di “mid term cycle”. Qualche dato aiuta a capire meglio cosa sta succedendo. L’indice Russel 2000, il paniere delle società a piccola capitalizzazione statunitensi, dopo aver guidato i listini americani con un +135% dal marzo 2020, sta ora sottoperformando rispetto al Nasdaq di ben 4 punti percentuali nell’ultimo mese. Sul fronte degli ETF i dati dei flussi di entrata ed uscita sono altrettanto significativi: i quality style hanno incamerato in aprile 233 miliardi di dollari e per la prima volta da novembre scorso le entrate saranno superiori alle uscite. Gli Etf su indici Big Cap hanno incamerato 7.8 miliardi di dollari di entrate, contro i quasi 340 miliardi di uscite dal comparto delle Small Cap.

Le nostre analisi pubblicate su KBMeter mostrano in aprile una rotazione settoriale in atto sul mercato azionario, con l’avanzata di settori legati alla ripresa dei consumi ma anche con caratteristiche prettamente difensive.

Il segnale che i mercati finanziari stanno mandando è duplice. Da un lato c’è ormai la certezza che la ripresa economica sia posizionata su binari solidi e proceda a velocità crescente; dall’altro lato c’è la contezza che un quadro di questo tipo comporta nuovi scenari da qui ai prossimi mesi con variabili ben note: inflazione e decisioni di politica monetaria.

Foto di Nattanan Kanchanaprat

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