Gli ultimi dati dell’ILO Monitor confermano il tremendo impatto della pandemia di covid-19 su occupazione, salari e disuguaglianze.
Nell’ILO Monitor: COVID-19 and the world of work. l’organizzazione mondiale del lavoro riassume in pochi numeri l’impressionante effetto globale che la pandemia di covid-19 sta avendo sul mondo del lavoro. I redditi da lavoro nei primi 3 trimestri del 2020, stando alle ultime stime, sono diminuiti del 10,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tradotto in dollari, fa una cifra attorno ai 3,5 trilioni, distribuiti non equamente fra economie high income e middle-low income, con le seconde maggiormente colpite (-15%, con la zona americana a -12%).
Perdita di salario che è diretta conseguenza della diminuzione delle ore lavorate. Qui il dato è in netto peggioramento rispetto alle stime di qualche mese fa. Il monte ore lavorate nel secondo trimestre del 2020 è sceso del 17.3% (3 punti in più rispetto alla precedente lettura). Sia la stima per il terzo trimestre che quella per gli ultimi tre mesi dell’anno è peggiorata, con l’ultimo dato che vede una flessione rispettivamente del 12% e dell’8.6% (4 punti in più rispetto alla stima precedente). Il monitor dell’ILO sottolinea come la pandemia abbia colpito soprattutto il lavori a basso profilo ed il vasto mondo del lavoro informale, con un forte aumento dell’inattività, causa principale della perdita di ore lavorative.
La non omogenea distribuzione della perdita di redditi e posti di lavoro non fa altro che alimentare le già crescenti disuguaglianze tra paesi ricchi e paesi poveri. A forzare ancora di più tale divario, secondo i calcoli dell’ILO, sono anche gli stimoli fiscali che i paesi ricchi possono permettersi di mettere in campo per fronteggiare la crisi.
Secondo lo studio dell’ILO, partendo dai dati disponibili per il secondo trimestre 2020, uno stimolo fiscale aggiuntivo dell1% di PIL ha ridotto la perdita di ore lavorate di circa lo 0.8%. Ai paesi emergenti, per arrivare agli stessi livelli di stimolo fiscale dei paesi avanzati, mancherebbero circa 982 miliardi di dollari di risorse aggiuntive, di cui 932 miliardi alle economie più povere del pianeta.
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