La pandemia aumenta le disuguaglianze. Monito per la politica fiscale

Far ripartire l’economia significa anche far si che nessuno resti indietro, perchè la pandemia aumenta le disuguaglianze e mette ancora più in difficoltà le fasce di popolazione più povere e meno istruite.

A ribadirlo è il Fondo Monetario Internazionale che prende spunto da un sondaggio effettuato dall’IGM Forum tra economisti e ricercatori di università americane. Secondo l’opinione di più dell’80% dei top economist intervistati, la pandemia colpirà in maniera più profonda i lavoratori a bassa specializzazione (e basso reddito) rispetto a quelli di fasce di competenza e retributive superiori. Una sproporzione che significa, in altre parole, aumento delle disuguaglianze. Un rischio per la convivenza sociale ed un fardello pesantissimo sul cammino di una crescita economica sostenibile.

Davide Furceri, Prakash Loungani e Jonathan D. Ostry hanno trovato ulteriori evidenze sull’argomento guardando alla storia recente ed analizzando i dati di precedenti eventi epidemici: ARS (2003), H1N1 (2009), MERS (2012), Ebola (2014) e Zika (2016).

Utilizzando il coefficiente di Gini i ricercatori hanno osservato l’impatto delle pandemie sulle diseguaglianze economiche. La prima indicazione è che il coefficiente di Gini tende a salire nel periodo successivo all’epidemia. La seconda indicazione, forse la più preoccupante, è che l’effetto non è di breve periodo. Mediamente l’indice di Gini (calcolato su redditi netti) sale di 1,5 punti su un orizzonte temporale di 5 anni.

Si diceva che la seconda indicazione è preoccupante. Lo è in particolare perchè pare dimostrare – dicono dall’FMI – che, nonostante gli sforzi governativi di ridistribuzione di ricchezza , la disuguaglianza economica cresce.

Lo shock di reddito è causato dalla perdita di lavoro e dalle prospettive occupazionali future. Su entrambe le variabili sembra pesare in maniera sensibile il livello di educazione dei lavoratori. Sempre a 5 anni, Furceri ed i suoi colleghi hanno notato una differenza di 5 punti percentuali tra il tasso di occupazione dei lavoratori con livello di istruzione superiore e quello dei lavoratori con livello di istruzione inferiore.

La pandemia di COVID-19 non è paragonabile, per ampiezza e severità, alle epidemie analizzate dai ricercatori dell’FMI; e di certo la risposta della politica monetaria e fiscale non ha precedenti nella storia recente. Tutto ciò fa pensare che questa volta le cose potrebbero andare diversamente.

Il condizionale, d’obbligo, è legato alla capacità da parte delle istituzioni di porre in atto azioni di stimolo mirate. E non potendo questa condizione essere chiesta alla politica monetaria, è la politica fiscale che deve farsene carico, utilizzando le tante risorse annunciate in maniera efficiente e focalizzata. Investimenti da un lato, sostegno alle categorie più a rischio dall’altro.

Far ripartire l’economia ed evitare che la pandemia aumenti le disuguaglianze sono le due grandi sfide che le istituzioni, nazionali ed internazionali, si trovano ad affrontare. Ed è su questi parametri che andranno giudicate.

Foto di Paolo Trabattoni

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