Pubblicato in questi giorni il settimo European Consumer Payment Report di Intrum. Il rapporto è particolarmente interessante per cercare qualche spiegazione alla bassa domanda interna che frena la crescita europea. Ne esce un quadro preoccupante.
L’European Consumer Payment Report è redatto, da sette anni a questa parte, dalla società di credit management Intrum. Il sondaggio, sottoposto a 24mila persone, un campione rappresentativo dei consumatori del vecchio continente, cerca di analizzare il rapporto tra i cittadini europei ed i pagamenti. Indagare questa relazione, in un periodo nel quale la fiducia dei consumatori arranca e con essa i consumi interni, può dare qualche indizio sul perchè della bassa qualità della crescita europea.
Partiamo forse dal dato più eloquente. Il 45% dei cittadini europei confessa che le spese annue aumentano molto più del reddito percepito e questo, per il 43% del campione, influisce sul loro benessere. Una situazione di stress finanziario la cui percezione aumenta al 48% nel caso in cui gli intervistati siano anche genitori.
Ansia da pagamenti e scadenze che incide fortemente su due fattori: il ricorso al debito ed il risparmio. Secondo il sondaggio il 24% dei consumatori europei ha dovuto, negli ultimi 6 mesi, ricorrere ad un prestito o raschiare tutto il plafond della carta di credito per far fronte alle spese ordinarie. Una percentuale che sale di quattro punti rispetto al rapporto 2018 e che vede un’impennata se si considera solo la fascia di età compresa tra i 18 e i 21 anni: il 31%.
Un dato che l’European Consumer Payment Report non manca di sottolineare: le generazioni più giovani hanno meno disponibilità economiche e subiscono una maggior pressione all’acquisto ed all’indebitamento. Se per il 59% degli intervistati la maggior facilità a richiedere un prestito, conseguenza delle nuove tecnologie, mette ancora più a rischio la stabilità finanziaria, il 51% dei giovani tra i 18 e i 21 anni pensa che il marketing spinto dai social media li stia portando a spendere molto di più di quanto possono permettersi (per le altre classi d’età questa percentuale scende al 36%).
Più debiti quindi ma anche meno risparmio? In realtà il rapporto ci dice che il 75% dei consumatori europei riesce ancora a mettere da parte qualcosa, ma più della metà di chi riesce a risparmiare, il 52%, è insoddisfatto dell’ammontare che può “sottrarre” alle spese. Cambiano anche le motivazioni del risparmio, solo il 30% sta risparmiando per la pensione. Sempre più spesso i soldi risparmiati servono per far fronte a spese impreviste o necessità a breve termine.
E gli obiettivi di vita? Qui l’European Consumer Payment Report tocca un altro nervo scoperto. Il 36% pensa di non potersi garantire un piano previdenziale degno di questo nome. Il 44% di chi vive in affitto (ed il dato interessa soprattutto i giovani) pensa che non sarà mai in grado di sostenere le spese per l’acquisto di una casa propria.
Il clima di incertezza che si respira in Europa non aiuta. Il 44% degli intervistati si dice preoccupato che la debolezza economica europea possa peggiorare la propria situazione finanziaria.
La ricerca di Intrum, una miniera di informazione che vi suggeriamo di leggere, conferma qualcosa che già Consob aveva rilevato per l’Italia: c’è un problema di cultura finanziaria. A fronte di un 69% di consumatori che dice di avere un’adeguata educazione finanziaria, il 37% non sa dare una corretta definizione di concetti chiave quali l’inflazione, il bilancio, il tasso di interesse. Un’ignoranza che, purtroppo, cresce al 50% tra i giovani.
Intrum sintetizza tutto in un barometro del benessere finanziario. Un indicatore della qualità del rapporto tra i consumatori europei ed i pagamenti. In base a questo barometro il rapporto stila una classifica di 24 paesi europei. Al primo posto si piazza la Germania (6,89 su 10 punti disponibili), seguita – in ordine sparso – dai paesi nordici, da Svizzera ed Austria. L’Italia veleggia al nono posto. Le situazioni di maggiore stress (e quindi di rischio elevato nei pagamenti) si trovano nei paesi dell’est, in quelli baltici ed in Grecia, ultima in classifica.
Come sempre, giunti alla fine della lettura di queste indagini, ci si domanda se la politica possa fare qualcosa. Se questi dati debbano entrare nel dibattito su politica monetaria e fiscale, tanto diffuso in questi mesi. Il sondaggio ci dice che c’è un problema di gestione delle spese e che questo rende la vita dei cittadini europei più complicata, toglie loro fiducia nel futuro e li rende meno capaci di pianificare nel lungo periodo. L’educazione finanziaria, che i numeri dicono essere mancante, può e deve essere un obiettivo politico. Maggiore conoscenza porta a migliore capacità di gestione delle proprie casse e maggiore consapevolezza nelle capacità di spesa e di risparmio.
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