Secondo un recente report di McKinsey & Co la metà delle banche mondiali si trova già ora in una posizione di debolezza finanziaria e difficilmente potrebbe resistere ad una fase di recessione. Saranno ancora le banche l’anello debole della catena?
Il rapporto sullo stato di salute del settore, diffuso lunedì è ripreso da Bloomberg, mette in guardia le banche sulla necessità di porre in atto interventi correttivi in grado di “proteggerle” da una fase di recessione. Tecnologia, dimensioni e gestione dei costi sono i tre interventi di quello che in McKinsey chiamano l’ultimo pit stop prima della fine della fase espansiva del ciclo economico.
I dati sono piuttosto chiari. Nel 2018 il 60% delle banche mondiali ha distrutto valore anzichè crearlo. Il ROTE (Return on Tangible Equity, l’utile netto diviso per il patrimonio tangibile) è sostanzialmente rimasto attorno al 10% dal 2013 al 2018 con un netto peggioramento del settore bancario dei paesi emergenti (dal 20% al 14%) ed un leggero miglioramento per le banche dei paesi avanzati (dal 6.8% all’8.9%). Un andamento, sottolineano in McKinsey, che dipende molto dalle dimensioni degli istituti bancari, più c’è massa critica e maggiori sono i ritorni (maggiore produttività e maggior controllo dei rischi).
Per questo il primo consiglio che viene dalla società di consulenza americana è quello di porre in atto attività di fusione tra i piccoli istituti per raggiungere una dimensione in grado di renderle sufficientemente forti da affrontare un periodo di vacche magre.
Per le banche è fondamentale anche la sfida tecnologica. Se da un lato la tecnologia può portare ad un aumento della produttività e ad un significativo contenimento dei costi, dall’altro lato è il campo di battaglia dove si combatte una nuova guerra di posizione. Sul mercato, negli ultimi anni, si sono affacciati nuovi competitor, alcuni provenienti proprio dal mondo del fintech (Amazon e Ping An per esempio). E se la proporzione di investimento in information technology tra banche e fintech è di 3 a 7, è facilmente intuibile come potrà concludersi la sfida.
Le banche saranno ancora l’anello debole del sistema? Di certo rimangono poco profittevoli e gli investitori sembrano essersene già resi conto, se è vero che le valutazioni sono scese, in media, del 15-20% da inizio 2018.
Certo lo scenario legislativo è molto cambiato ed i paletti posti dopo la crisi finanziaria del 2008 hanno portato gli istituti finanziari a rafforzare i loro parametri e ad alleggerirsi dai crediti non performanti. Il rallentamento economico persistente ed una politica monetaria ultra espansiva sine die non aiutano, però, ad essere ottimisti sulla capacità del settore di creare valore nel futuro prossimo. Non resta che attendersi massicce campagne di contenimento dei costi (e le ultime notizie in fatto di esuberi ne sono un indizio significativo), operazioni di aggregazione ed una sempre più spinta diversificazione del business.
Foto di PIRO4D