La previdenza integrativa cerca nuove strade per rendersi più attraente

La previdenza integrativa è viva e lotta assieme a noi. Stringendo, potrebbe essere questo il riassunto della relazione del presidente della Covip (l’autorità di vigilanza sui fondi pensione). E nella lotta i fondi pensione potranno usare nuove “armi” d’investimento.

Per i circa 8 milioni di italiani iscritti alla previdenza integrativa, per un patrimonio complessivo di circa 177 miliardi di euro, sembra profilarsi la possibilità che i fondi nei quali sono impiegati i loro risparmi previdenziali potranno allargare la platea di investimenti. Non più solo azioni ed obbligazioni ma anche private equity, fondi immobiliari, fondi specializzati nelle energie rinnovabili, mini-bond.

L’obiettivo è duplice, da un lato rendere più appetibili i rendimenti di questi fondi e dall’altro utilizzare una parte del patrimonio per rilanciare l’economia reale.

Il rendimento medio di un fondo pensione nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2013 è stato del 48% circa, appena due punti percentuali sopra il rendimento del TFR (46% circa).  Considerando la forma molto spesso prudenziale di questi strumenti di investimento e l’andamento dei mercati obbligazionari negli ultimi due anni, risulta difficile garantire rendimenti di un certo peso. La possibilità di diversificare su nuovi asset, come l’immobiliare, o su nuove tipologie di investimento potrebbe dare l’opportunità di aumentare i ritorni in termini di rendimenti aumentando nel contempo, è bene ricordarlo, anche il profilo di rischio.

La strada ideale tracciata dalla Covip ha come secondo obiettivo quello di sbloccare il patrimonio dei fondi pensione e far fluire questi capitali nei circuiti dell’economia reale, con un occhio di riguardo per le piccole e medie imprese. Mettere denaro nelle aziende per far ripartire gli investimenti. Problema: in Italia la percentuale di società quotate è molto bassa, il tessuto economico poggia su piccole e piccolissime imprese, come farà un fondo pensione ad investire in questo scenario?

Servirà una grande operazione di trasparenza e di snellimento burocratico. Da un lato il gestore dovrà avere tutti gli strumenti per poter valutare in maniera ottimale il profilo di rischio dell’operazione di investimento, dall’altro le aziende dovranno avere la possibilità di accedere a queste nuove opportunità di finanziamento con procedure snelle e possibilmente non troppo onerose.

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