Negli ultimi sei mesi, il prezzo del petrolio ha mostrato una certa volatilità, influenzato da fattori sia economici che geopolitici. Dopo un forte calo nel 2023, quando il prezzo è sceso del 10%, il 2024 è iniziato con segnali contrastanti. Durante la prima metà del 2024, il mercato petrolifero è stato colpito dall’indebolimento della domanda globale, in particolare in Cina, dove il rallentamento economico ha esercitato una pressione significativa sui prezzi.
Le ultime quotazioni vedono il Brent attorno ai 74-75 dollari al barile, mentre il WTI si posiziona poco sopra i 70 dollari. Le tensioni geopolitiche, come il conflitto tra Israele e Hezbollah, hanno fornito temporaneo supporto ai prezzi, ma le prospettive di lungo termine restano incerte; nel breve termine a causa della debolezza della domanda, nel lungo periodo per la difficoltà di stimare la riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili nelle economie avanzate ma soprattutto in quelle emergenti. Sullo sfondo rimane la preoccupazioni per un eccesso di offerta globale e l’OPEC+, mentre sta valutando se mantenere i tagli alla produzione previsti per il 2024, prova a disegnare scenari futuri che però sembrano un po’ troppo ottimistici.
Nell’edizione 2024 del World Oil Outlook, pubblicata settimana scorsa, l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio stima una domanda in aumento entro il 2050, spinta soprattutto dalle economie emergenti. L’aumento della popolazione, lo sviluppo urbano ed un incremento della classe media, secondo il report, saranno elementi in grado di portare la domanda di petrolio attorno ai 120 milioni di barili al giorno nel 2050. Per l’OPEC+ il raggiungimento di un picco della domanda non è all’orizzonte, viste anche le difficoltà che stanno incontrando la crescita della mobilità elettrica e della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Non sembra di questo avviso l’IEA (International Energy Agency) che negli stessi giorni ha pubblicato un report nel quale si stima che il picco massimo della domanda di petrolio possa arrivare già nel 2029, fissandosi attorno ai 105 milioni di barili al giorno (8 milioni in meno rispetto all’offerta stimata per lo stesso anno) per poi scendere dal 2030 in poi.
Sempre l’IEA ricorda, elemento interessante, che 3/4 dell’incremento della capacità produttiva stimata da oggi al 2030 sarà generato da paesi non OPEC, Stati Uniti in testa.
Foto di drpepperscott230