La settimana che va ad iniziare è probabilmente una delle più attese dell’anno. Dopo molti discussioni, fughe in avanti e ripensamenti, la Federal Reserve dovrebbe – meglio non abbandonare il condizionale – invertire la rotta ed iniziare a ridurre i tassi di interesse. A poche ore di distanza da questa “storica” decisione sarà la volta della banca centrale inglese decidere il da farsi: mantenere i tassi invariati o sorprendere i mercati con un nuovo taglio?
La BCE ha appena sfornato il suo secondo taglio dei tassi. Giovedì scorso il board capitanato da Christine Lagarde ha deciso – all’unanimità – di ridurre il riferimento di 25 punti base, comunicando un atteggiamento prudente ma striato di un leggero ottimismo, tanto da non escludere a priori nemmeno la possibilità di un ulteriore taglio già a ottobre (molto improbabile).
Nell’inedito ruolo di precursore, l’istituto centrale europeo attende ora le mosse delle altre grandi banche centrali, ed è inutile negare che l’attenzione è tutta puntata sulla Federal Reserve. Il complicato avvicinamento al primo taglio dei tassi ha vissuto momenti significativi negli ultimi mesi. Le dichiarazioni di Powell nell’annuale conferenza di Jackson Hall e le successive, sempre più convinte, prese di posizione dei vari governatori statali hanno preparato il terreno per una decisione che ad oggi sembra incerta solo nella quantità del taglio: 25 punti base oppure 50 punti base?
I mercati finanziari, almeno a guardare l’andamento del rendimento dei T-bond a 2 anni, sembrano dare credito all’ipotesi di un “jumbo cut”, ma la realtà dei dati macro suggerisce ancora una buona dose di prudenza. Partire con un taglio di 50 punti base, inoltre, potrebbe dare l’errata sensazione che il percorso di inversione della politica monetaria possa essere molto veloce ed eventuali frenate successive sarebbero viste dal mercato come segnali di allarme. In definitiva per la FED l’ipotesi più accreditata è quella di un taglio da 25 punti base e la conferma che altri arriveranno nel corso dell’anno. Ovviamente sempre con l’avvertenza che il tutto rimane legato all’andamento dei dati macro su occupazione, crescita, inflazione ed aspettative.
Chi invece potrebbe sorprendere i mercati e la banca centrale inglese. Da un lato gli ultimi dati sul sul PIL indicano un raffreddamento della ripresa economica e nel mese di ottobre si attendono i numeri della prima manovra fiscale targata Labour. Dall’altro lato i prezzi continuano a scendere ed il mercato del lavoro sta tenendo oltre ogni aspettativa. Una situazione che potrebbe, abbandonata la prudenza, rendere possibile un ulteriore taglio dei tassi. Chiariamolo subito, le attese per la riunione di giovedì sono per un nulla di fatto ma l’ipotesi che il board guidato da Andrew Bailey possa sfornare un taglio di 25 punti base non va è del tutto cestinata. Gli analisti di BNP Paribas (fonte Bloomberg) sostengono che anche nel caso in cui la decisione fosse per un nulla di fatto (molto probabile), la riunione di giovedì potrebbe dare molte informazioni al mercato sulle future mosse della BoE. Per Goldman il ritmo dei tagli dovrebbe accelerare da novembre e grandi gestori come Aviva e Allianz scommettono sulle performance dei Gilts nei prossimi mesi (fonte Bloomberg).
Insomma, alla fine la sopresa potrebbe arrivare proprio da Londra. Ma al di là di questo resta un fatto: una nuova fase della politica monetaria si è definitivamente aperta per le economie avanzate occidentali.
Foto di BCE Flickr