Da inizio anno alcune materie prime alimentari hanno visto i prezzi salire con incrementi a doppia cifra ed in qualche caso oltre il 50%. E la causa di questa inflazione alimentare sembra essere indipendente dalla politica monetaria.
Per chi conosce i tormentoni social ed ha qualche annetto sulle spalle, l’avvicinarsi del Natale significa iniziare a compulsare nervosamente i palinsesti televisivi alla ricerca di un film. Anzi, il film. Quello che non può mancare per nessun motivo nel menù delle feste: Una poltrona per due. Due saranno ora le domande che vi attanagliano: l’autore è impazzito? E se non lo è, cosa c’entra quel film?
Se sulla prima domanda non posso darvi certezze (celiamo un po’, và), sulla secondo vi rispondo subito. Quel bellissimo film si chiude con i protagonisti, Eddy Murphy e Dan Aykroyd, che raccolgono sorridenti ordini di acquisto sul succo d’arancia, chiudendo un’operazione allo scoperto che li renderà milionari e metterà sul lastrico i cattivi (i fratelli Duke). Bene, se quella scena fosse ripetuta in questi giorni a Wall Street, saremmo di fronte alla vendetta dei fratelli Duke. Perchè il prezzo del succo d’arancia – così come molte altre materie prime agricole – sta registrando una crescita degna di nota.
Qualche esempio? I contratti future sul succo d’arancia sono saliti a novembre dell’80% da inizio anno, toccando livelli record. Il prezzo del cacao è salito ai massimi dal 1970 ad oggi, con una variazione da gennaio scorso di oltre il 60%. Nello stesso periodo il caffè ha registrato una variazione di oltre 20 punti percentuali ed il prezzo dello zucchero è salito oltre il 10%. Trattandosi di beni di largo consumo, che generalmente sono protagonisti delle nostre colazioni, si fa presto a capire come gli effetti sul portafoglio – e sull’inflazione – non tarderanno a farsi sentire. Il tutto in uno scenario che vede invece l’inflazione mondiale tendere ad un generale calo.
Ma cosa sta provocando questa potente risalita dei prezzi delle materie prime alimentari? La speculazione tanto cara ai fratelli Duke o qualcosa di più concreto e per molti versi preoccupante? Purtroppo la risposta sembra essere la seconda. L’aumento dei prezzi del succo d’arancia è diretta conseguenza delle avverse condizioni climatiche verificatesi in Florida. La mancanza di cacao è dovuta alla stagione di piogge particolarmente pesante nell’Africa occidentale, assieme alla diffusione di malattie che hanno minato la produzione. La siccità in paesi come il Brasile sta mettendo a rischio i raccolti del caffè. Insomma, in estrema sintesi, gli eventi climatici (difficilmente contrastabili con la politica monetaria) stanno entrando mani e piedi nel campo economico, costruendo giorno per giorno un fenomeno, l’inflazione alimentare, che rischia di rendere più complicato il lavoro di banchieri centrali e governi.
E la situazione è preoccupante anche per un altro motivo: il settore agricolo sta attraendo pochi finanziamenti green. Secondo gli ultimi dati rilasciati da Climate Policy Initiative, lo stanziamento promesso durante la COP28 è di 7 miliardi di dollari. Solo il settore industriale riceverà meno. Trasporti, energia ed infrastrutture viaggiano sopra i 200 miliardi di dollari di finanziamento.
Foto di Steve Buissinne