I mercati azionari hanno corso un po’ troppo

Mentre le banche centrali confermano la loro intenzione di proseguire con la politica monetaria restrittiva, i mercati azionari cominciano a rendersi conto di aver corso un po’ troppo.

L’incertezza e le aspettative troppo alte sono due brutte bestie per i mercati finanziari, specialmente per quelli azionari. E le ultime settimane, tra dichiarazioni delle banche centrali, dati macro e prospettive sulle trimestrali aziendali, hanno alimentato l’incertezza e dato un forte strattone all’impalcatura di aspettative che gli investitori si erano costruita in settimane di rally borsistico.

Detta in maniera molto semplice, quel duello tra autorità monetarie e mercati finanziari di cui parlavamo qualche giorno fa, sembra lentamente indirizzarsi verso una vittoria delle prime. Una vittoria parziale e dagli effetti tutti da verificare. I mercati azionari stanno così iniziando a rendersi conto di aver corso un po’ troppo, che l’inflazione scende ma rimane su livelli ancora troppo alti e che il celeberrimo pivot delle banche centrali si sta allontanando nel tempo.

A tradurre tutto questo in previsioni ci ha pensato nei giorni scorsi Michael Wilson di Morgan Stanley. Secondo Wilson lo S&P500 è al momento nettamente sopravvalutato ed è lecito attendersi che nei prossimi mesi l’indice newyorkese subisca un ridimensionamento. Di quanto? Morgan Stanley stima un possibile -26% dai livelli attuali entro la metà dell’anno. La previsione, piuttosto cupa, fonda le sue ragioni nell’osservazione dell’andamento del premio per il rischio delle azioni che compongono l’indice. Questo indicatore, sotto i colpi del recente rally, è andato via via assotigliandosi fino ad entrare in quella che Morgan Stanley chiama “death zone”, un’area nella quale il rischio che ci si assume per l’acquisto di azioni non vale la candela, per semplificare. Inoltre anche la valutazione dei profitti, visto l’attuale proponimento della FED, sarebbe del 10%/20% oltre un livello corretto. Numeri che rendono i prezzi delle azioni che compongono lo S&P500, continua Wilson, mai così cari dal 2007 ad oggi.

Morgan Stanley non è da sola in questa presa di posizione decisamente ribassista per l’azionario statunitense. In altri report recentissimi avanzano dubbi sulla forza dei listini anche JP Morgan e Bank of America, con quest’ultima che vede possibile una correzione per lo S&P500 di sette punti percentuali già entro la prima settimana di marzo.

Foto di Pexels

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