Commercio internazionale, le turbolenze non sembrano finite

Per il commercio internazionale le turbolenze non sembrano finite e nei prossimi mesi gli effetti di quattro potenti fonti di instabilità potrebbero combinarsi peggiorando le prospettive di crescita degli scambi internazionali.

A poche settimane dal rilascio dell’outlook sull’andamento del commercio internazionale, la direttrice del WTO, Ngozi Okojo-Iweala, non sembra essere particolarmente ottimista. Le sue parole, raccolte da Bloomberg a margine dell’Africa Adaption Summit di Rotterdam sembrano anticipare una revisione al ribasso delle stime di crescita degli scambi internazionali per il 2022, forse oltre un punto in meno rispetto a quel +4.7% calcolato ad aprile scorso.

Ma l’intervista a Okojo-Iweala è interessante anche perchè ci ricorda quali siano le turbolenze che in questo momento stanno frenando la ripresa del commercio internazionale e di conseguenza anche della crescita economica globale. La direttrice del WTO ne cita quattro: la guerra in Ucraina, i rallentamenti dei trasporti marittimi nel mar del Nord (con la crescente congestione dei porti tedeschi), la politica “covid-zero” del governo cinese e gli eventi climatici estremi che hanno caratterizzato questi ultimi mesi.

La guerra in Ucraina, iniziata oramai da più di 6 mesi, continua ad avere effetti sul mercato delle materie prime ed in particolare sui beni alimentari e sull’energia. In particolare, sottolinea Okojo-Iweala, il taglio delle forniture di gas russo rischia di portare alla chiusura temporanea di molte aziende tedesche, azzoppando così una delle principali economie esportatrici di manifattura al mondo. Sul fronte alimentare, invece, teoricamente ridimensionato il problema export del grano ucraino, il nodo rimane quello legato ai fertilizzanti (di cui la Russia è uno dei principali paesi esportatori). La carenza di offerta non potrà che avere effetti sulla prossima stagione produttiva alle porte e creare ulteriori pressioni sui prezzi delle materie prime agricole, mettendo in difficoltà grandi paesi esportatori come il Brasile.

Un altro punto decisamente importante è la questione covid-zero in Cina. La direttrice del WTO ricorda l’importante data del 16 ottobre prossimo, quando il congresso del partito comunista cinese dovrà prendere una decisione sul continuare o meno nella politica di “eradicazione” del virus dal paese. Facile intuire cosa possa significare la prosecuzione dei lockdown preventivi per la supply chain globale.

Ed in questo quadro, già di per sè ricchissimo di insidie, si inserisce anche la questione climatica. L’estate particolarmente bollente e secca che si avvia al termine sta avendo forti conseguenze sull’approvigionamento di energia e sulle produzioni agricole, con l’effetto di una ulteriore diminuzione degli scambi internazionale e di altri aumenti dei prezzi.

Foto di Markus Distelrath

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