Cash is trash, ma non in questo momento

I dati del sondaggio mensile di Bank of America segnalano una forte aumento delle posizioni in liquidità fra gli investitori. Insomma, il “cash is trash” tanto caro a Ray Dalio può al momento aspettare.

L’indice S&P 500 ha chiuso venerdì scorso la sua sesta settima consecutiva in calo. Per trovare un filotto di settimane rosse di questa portata occorre tornare al 2011. Da inizio anno il principale listino statunitense ha lasciato sul campo il 16%. Ancora peggio sta andando per il Nasdaq, con una perdita nell’ordine del trilione di dollari di capitalizzazione solo la scorsa settimana. E quella in corso non sta certo andando meglio.

Nello stesso periodo il combinato disposto di inflazione e ritorno delle politiche monetarie restrittive ha fatto crollare i prezzi del comparto obbligazionario, tuttavia i rendimenti reali, in larga parte, rimangono negativi. In una situazione di questo genere gli investitori accusano forti mal di testa nel cercare asset in grado di controbilanciarsi, come fare?

Il BofA Global Manager Survay rilasciato in questi giorni ci da qualche indicazione in più. Il sondaggio mensile di Bank of America ci dice che gli investitori stanno aumentando le loro posizioni in liquidità. Anzi, il livello di liquidità è cresciuto a fino a raggiungere valori che non si vedevano dal 2001 (non occorre certo ricordare cosa sia stato quell’anno). Un segnale che, spiegano dalla banca statunitense, è fortemente “orso” per i mercati azionari e che fa capire l’intensità dell’incertezza che, tra rischi di stagflazione e crisi geopolitiche, chi gestisce i patrimoni sta affrontando. Se ad inizio 2020 la percentuale di liquidità media del patrimonio gestito dal campione BofA era attorno al 4%, ora veleggia nei pressi del 6%.

Ma il sondaggio, condotto su un campione di fund manager che gestisce oltre 800 miliardi di dollari, è pervaso in tutte le sue componenti da una certa dose di pessimismo. Ad innescarlo sono soprattutto le mosse restrittive delle banche centrali, la minaccia più sentita dalla maggioranza degli intervistati (31%). Non solo, tra i rischi che aleggiano sui mercati finanziari il sondaggio mette in evidenza quello di una recessione globale (27%) e di una fase di stagflazione (18%). L’ipotesi di alta inflazione con crescita azzerata viene citata dagli intervistati con una frequenza che non si registrava da un altro anno piutttosto complicato, il 2008.

Cash is trash ricorda spesso Ray Dalio, e nel medio/lungo periodo è praticamente sempre vero. Nel breve termine, però, aumentare la soglia del cuscinetto di liquidità in portafoglio potrebbe rivelarsi la mossa azzeccata. Da un lato offre una immediata riduzione della volatilità, dall’altro lato permette di avere a disposizione le risorse per rientrare sui mercati quando l’acqua sarà tornata un po’ più limpida (spoiler: ci vorrà ancora un po’ di tempo).

Foto di pasja1000

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