Un recente studio dell’FMI ci ricorda che un rialzo dei tassi di interesse non potrà non avere conseguenze sul debito privato, con i governi che non sempre hanno già dei piani di azione pronti.
Lo scenario dell’economia mondiale sta registrando mutamenti consistenti nell’ultimo periodo. Il cielo terso che si vedeva all’orizzonte con l’uscita dalla pandemia, carico di speranze di ripresa, sembra essersi di nuovo popolato di nuvole grigie, tendenti al nero. L’inflazione e le nuove tensioni sui prezzi scatenate dalla guerra in Ucraina sono la nuova realtà che politica fiscale e monetaria si trovano ad affrontare. Se per la seconda lo strumento da utilizzare è lo scontato aumento dei tassi, per la politica fiscale il discorso si fa ben più complesso.
Uno dei nodi principali rimane quello del debito. Ed in particolare il debito privato. Per farsi un’idea di cosa sia in ballo basti ricordare che il totale del debito privato alla fine del 2020 ammontava a 83 trilioni di dollari, che in percentuale sul PIL globale fa 98%. Come ha ricordato recentemente il Fondo Monetario Internazionale, l’era post covid, caratterizzata da un progressivo rialzo dei tassi di interesse, porterà ad un aumento dei costi del debito (pubblico e privato), mettendo a rischio di sopravvivenza un numero piuttosto elevato di imprese. Questo scenario porrà i governi di fronte ad una serie di domande: cosa fare delle imprese indebitate? Salvarle, ristrutturarle o lasciarle fallire? E se a quel punto è l’autorità pubblica a decidere cosa deve sopravvivere e cosa no, con quali criteri si potrà attuare questa scelta? E come gestire chi non sopravvive?
Da quanto ci racconta l’FMI non sembrano essere molte le economie mondiali in grado già da ora di affrontare questa sfida. Analizzando 60 economie, pari al 91% del PIL mondiale o all’84% della popolazione mondiale, il Fondo ha messo alla prova un nuovo indicatore di “preparedness”, ossia di preparazione dei singoli paesi a gestire una crisi del debito privato. Lo studio rivela che proprio dove il settore privato risulta più esposto ad una crisi del debito, il livello di preparazione delle istituzioni sembra più basso. E’ così in due economie emergenti su tre, ma anche in quasi la metà delle economie avanzate i sistemi di gestione di fallimenti e ristrutturazioni del debito hanno valutazioni inferiori alla media.
Sferzate dalle nuove criticità che stanno emergendo con la guerra in Ucraina, i governi, senza un piano adeguato, rischiano di trovarsi a breve di fronte ad un bivio: continuare con politiche fiscali espansive, alimentando nuovo debito, od affrontare una crisi del debito privato di proporzioni importanti.
Illustrazione di mohamed_hassan