Global Peace Index. Tra la pacifica Islanda e le tensioni alimentate dalla pandemia

Secondo il Global Peace Index 2021 elaborato dall’Institute for Economics and Peace, l’Islanda è il paese più pacifico del mondo. Ma in generale violenze e conflitti stanno aumentando; e la pandemia è tra le cause.

E’ un mondo un po’ meno in pace quello che è appena entrato nel secondo decennio del 21° secolo. I risultati del Global Peace Index (GPI) 2021 elaborato dal think tank australiano IEP (Institute for Economics and Peace) segnalano un deterioramento dell’indice dello 0.07%, nono peggioramento negli ultimi tredici anni di storia del report. Nei 163 paesi monitorati, equivalenti al 99% della popolazione mondiale, 87 hanno visto migliorare la loro valutazione mentre 73 hanno registrato un peggioramento. Dal 2008 ad oggi ben 15 dei 23 parametri misurati dall’indice sono andati peggiorando.

Dalle informazioni fornite dal GPI emerge un quadro che merita attenzione. Se da un lato alcuni elementi di crisi protagonisti degli ultimi decenni sono andati via via indebolendosi, la pandemia, con il suo carico di sofferenze e disuguaglianze, ha generato nuove motivazioni di conflitto. Il report dello IEP ha registrato oltre 5000 episodi di violenza direttamente collegati alla pandemia tra il gennaio del 2020 e l’aprile del 2021. Si tratta però dell’escalation di qualcosa di più profondo: tra il 2011 ed il 2019 gli episodi di violenza scaturiti da manifestazioni anti governative o proteste sindacali sono aumentate del 244%, un trend che secondo l’istituto di ricerca australiano continuerà a crescere nei prossimi anni.

Episodi di violenza che pesano, tanto, anche sulla crescita economica globale. Dai calcoli pubblicati nel Global Peace Index, solo nel 2020, il costo degli episodi di violenza è stato pari a 11 punti percentuali del PIL Globale, quasi 15 mila miliardi di dollari (PPP), lo 0.2% in più del 2019.

Dando uno sguardo alla classifica 2021 del Global Peace Index, che vede l’Islanda al primo posto con Nuova Zelanda e Danimarca sul podio, si notano tre aspetti: la presenza di 8 paesi europei nelle prime 10 posizioni della classifica; la constatazione che solo tre delle nove macro regioni mondiali abbiano ottenuto un miglioramento della loro posizione; il passo indietro, preoccupante, del Nord America (con le tensioni sociali negli USA causa principale).

L’Italia? Il nostro paese è 31° nella classifica, perde tre posizioni rispetto al 2019 ma va meglio di Regno Unito (ancora!) e Francia.

Foto di Rene Gossner

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