Cosa succede ai prezzi del petrolio?

I prezzi del petrolio sono aumentati del 50% da inizio del 2021 e l’ultima “grana” in seno all’OPEC+ ha portato le quotazione del greggio vicino alla soglia degli 80 dollari a barile, cifre che non si vedevano da molto tempo. Ma cosa sta succedendo?

Dopo una lunga serie di tagli della produzione, attuati in risposta ad una domanda sempre più anemica, letteralmente evaporata nei mesi più bui della pandemia, l’ultima parte del 2020 e l’inizio del 2021 hanno fatto registrare un netto cambio di scenario. La ripresa economica e la domanda accumulata hanno spinto sull’acceleratore e l’economia mondiale si è riscoperta assetata di petrolio. E la domanda di greggio continua a crescere. Le stime OPEC parlano di una richiesta nel secondo semestre 2021 superiore di 5 milioni di barili al giorno rispetto a quella dei primi sei mesi dell’anno.

La fiammata dei prezzi del petrolio (Brent) dall’ottobre del 2020 ad oggi. Fonte grafico: tradingview.com

Il cartello dei paesi produttori raggruppati nell’OPEC+, di fronte a questo nuovo scenario, ha iniziato a considerare un aumento della produzione giornaliera di barili. Da maggio scorso l’offerta di greggio è aumentata di due milioni di barili al giorno e tale aumento è valido fino a fine luglio.

Ed eccoci al patatrac. Riunito a Ginevra per decidere se continuare con l’aumento della produzione, l’OPEC+ è entrato in crisi per lo scontro frontale tra due paesi: Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Ad un passo dalla decisione di un aumento di 400 mila barili al giorno, con estensione dell’accordo fino al mese di dicembre 2022, Abu Dhabi ha subordinato la firma ad una parità di trattamento sulle quote di produzione con Riyadh o alla rinuncia dell’estensione a fine 2022 dell’accordo. Il risultato finale è stato il fallimento del meeting, l’assenza di una data per un prossima riunione e, cosa più rilevante, il mancato aumento di produzione ad agosto.

Un mix perfetto per portare i prezzi del petrolio a livelli che non si vedevano da anni, e senza una retromarcia da parte dei contendenti è facile prevedere che la scarsità di greggio, nei prossimi mesi, potrebbe portarli oltre i 90 dollari a barile.

L’allarme è scattato nelle cancellerie di mezzo mondo. Un mercato del petrolio congestionato ed instabile è ancora sicura fonte di guai economici. Può rallentare la ripresa in atto e portare nuova legna al fuoco dell’inflazione. Nelle prossime settimane il pressing sul cartello OPEC+ sarà estenuante e sul mercato, specie l’obbligazionario, qualcuno intravede già scommesse sulla riuscita di una mediazione tra Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.

Ma situazioni di questo genere potrebbero essere sempre più frequenti. Con il picco della domanda di petrolio forse già alle spalle ed un futuro che per il combustibile fossile è già segnato, i paesi la cui economia dipende quasi totalmente da questa fonte di energia proveranno in tutti i modi a massimizzare le ultime gocce di oro nero per trovare i fondi necessari a reinventare il loro futuro industriale.

Foto di drpepperscott230

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