L’accordo tra USA e Cina, salutato positivamente dai mercati finanziari, sembra più un riuscito tentativo di acquistare tempo che un decisivo passo verso la soluzione del conflitto commerciale tra le due potenze economiche.
Un successo o un tentativo di guadagnare tempo? Commentatori ed analisti hanno speso il weekend, analizzando l’accordo tra USA e Cina siglato venerdì, nel tentativo di trovare una risposta a questo interrogativo. Il risultato? Non del tutto positivo.
Innanzitutto riepiloghiamo velocemente in cosa consiste il “mini-deal” firmato a Washington. Si tratta sostanzialmente di una serie di concessioni reciproche. Gli USA congelano il nuovo round di dazi sui prodotti cinesi e la Cina fa la spesa negli States di prodotti agricoli, più generiche concessioni da parte cinese su valuta e proprietà intellettuali. Trump parla di “prima fase” di un accordo commerciale mentre dalla Cina, riferisce Bloomberg, i commenti ufficiali ed i media sembrano dare molto meno peso a quanto firmato nel weekend dai propri rappresentanti.
Initial wave of comments in Chinese media all stresses rationality and calmness. Official reports didn’t mention that President Trump hopes to sign the deal next month. This shows Beijing’s concern over uncertainty and doesn’t want to raise expectations of the public.— Hu Xijin 胡锡进 (@HuXijin_GT) 11 ottobre 2019
Alcuni commentatori fanno notare come le concessioni non siano altro che necessità impellenti delle due economie. Da un lato la Cina aveva in ogni caso bisogno di acquistare quei beni agricoli e dall’altro lato Trump era alla disperata ricerca di qualcosa che puntellasse la sua delicata posizione politica, senza smantellare l’impianto aggressivo della sua politica commerciale con la Cina. Insomma due pugili che, dopo un fitto scambio di colpi, si abbracciano per rifiatare e prendere tempo. Tempo che, tra le altre cose, sembra comunque più a favore del gigante asiatico.
I mercati finanziari non sembrano essere andati tanto per il sottile, festeggiando comunque quello che per alcuni analisti era il massimo ottenibile in questo momento. Un carpe diem che però lascia intatte sul tavolo le preoccupazioni per il possibile arrivo di una recessione, forse non globale, ma su larga scala (ne parleremo domani). E quindi probabile che, passata l’euforia, gli investitori tornino a concentrarsi sui dati (macro) e sulle date (quelle che dovrebbero definire le prossime fasi dell’accordo tra USA e Cina).
Foto di Alfred Derks