Si possono prevedere i tassi di interesse?

Con il weekend pasquale alle porte torna prepotente il tormentone meteo. Diventa fondamentale prevedere se a Pasquetta ci sarà il sole o se la pioggia arriverà a guastare la gita fuori porta. Ma non sarebbe bello se potessimo prevedere anche i tassi di interesse? Sapere ora a che livello potranno essere tra uno o due anni e se conviene investire a breve o a lungo? Beh, un indizio possono darcelo i tassi forward.

Tralasciamo per un momento la preparazione del cestino da pic-nic e vediamo di capire cosa sono questi tassi forward. Per prima cosa facciamo un passo indietro ed iniziamo il discorso da una nozione diversa, quella dei tassi spot.  Il tasso spot è quel tasso di interesse con il quale posso investire una certa somma per un certo numero di anni. Investo ora e tra 2 anni avrò il 2% in più di quello che ho investito. Questo è un tasso spot ed assomiglia al rendimento di una obbligazione zero-coupon, anzi è proprio lo stesso.

Ora supponiamo che arrivi qualcuno e vi dica che si può fare un investimento alternativo, si può investire oggi per un anno e poi, alla scadenza, reinvestire per un altro anno. Totale 2 anni, come sopra. Il problema in questo caso è che conosciamo la struttura attuale dei tassi di interesse e cioè a quale tasso possiamo impegnare i nostri denari per il primo anno (supponiamo per il nostro esempio che sia lo 0,5%), ma fra un anno cosa accadrà? In economia esiste una legge per la quale quel tasso di interesse a cui impiegherò i miei denari tra un anno deve rendere indifferente investire subito per due anni o adottare la seconda proposta. Graficamente la situazione è questa:

E la formuletta magica è la seguente:  FW = [(Spot_T • T) – (Spot_t • t)/(T-t)]

FW sarà il tasso tra un anno, Spot_t è il tasso spot ad un anno, Spot_T è il tasso spot a 2 anni, T e t sono rispettivamente la durata dell’investimento dell’alternativa 1 e quella dell’alternativa 2. ( il • è il simbolo della moltiplicazione).

Nel nostro esempio il tasso ad un anno previsto fra un anno sarà: (2×2-0,5×1)/(2-1). Per avere lo stesso rendimento che ottengo investendo ora per 2 anni al 2% devo poter investire, tra 12 mesi e con una scadenza di un anno, ad un tasso del 3,5%.

La conclusione derivante da questi pochi paragrafi – ma soprattutto dalla teoria delle aspettative a cui ci stiamo rifacendo – è che i tassi a lungo periodo riflettono le aspettative sui futuri tassi di interesse a breve. I tassi forward sono la quantificazione di questa aspettativa.

Ovviamente nella realtà entrano in scena molte altre variabili per cui non si può certo considerare il tasso forward come l’esatto valore di un tasso a breve fra n anni. Ma,  quanto visto sino ad ora, una cosa utile ce la dice: valutare i tassi a lungo e soprattutto misurare nel tempo la loro differenza con i tassi a breve è un buon metodo per avere una previsione dell’andamento futuro dei tassi a breve. Si può quindi capire se conviene mettersi su scadenze lunghe o su scadenze brevi.  Se mi impegno per tanti anni ad un tasso fissato ora avrò fatto un ottimo affare se i tassi in futuro scenderanno, mi ritroverò con un affare così così se i tassi tenderanno a salire.

Con una piccola nozione in più possiamo ricominciare a preparare il nostro cestino. A proposito, Buona Pasqua!

 

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