E’ meglio una gestione attiva od una gestione passiva dei propri risparmi investiti sul mercato azionario? Una domanda che spesso risparmiatori ed investitori si fanno, specie in presenza di momenti come questi nei quali si cercano rendimenti con il lanternino.
Ma di cosa stiamo parlando? Vi sarà sicuramente capitato di leggere la descrizione di un fondo comune di investimento e di trovarvi scritto frasi del tipo: “gestione attiva di tipo value-oriented” oppure “replica la performance dell’indice tal dei tali”.
Quando si parla di gestione si parla di come vengono scelte, acquistate e vendute le azioni che compongono il nostro fondo di investimento o comparto Sicav o Etf. La gestione passiva tende a replicare la composizione di un indice ed a seguire il suo destino. Gli Etfs sono in larga parta fondi a gestione passiva: prendono un indice di riferimento (es: il FTSE MIB) e ne replicano la composizione nel portafoglio, acquistando gli stessi titoli con le stesse quantità (pesi) presenti nell’indice. La performance dell’etf sarà praticamente la stessa dell’indice di riferimento, non ci sarà perciò un extra-rendimento (il famoso alfa) rispetto all’indice di riferimento (benchmark).
La gestione attiva, invece, ha come scopo quello di “battere il mercato” cercando, con diverse strategie, di selezionare i cavalli migliori ed ottenere un rendimento superiore rispetto all’indice di riferimento. Se per esempio l’indice è composto dai titoli A, B, C, D, la gestione attiva, attraverso valutazioni qualitative, sceglierà di puntare su A e B soltanto, perchè ha la convinzione che questi due titoli possano battere le altre azioni in termini di rendimento.
La gestione attiva ha come scopo quello di creare un extrarendimento ma, attenzione, questo significherà anche una maggiore volatilità ergo un maggior rischio da assumersi. Di gestioni attive ne esistono di diverse tipologie ma sono riassumibili in due grandi famiglie: lo stock picking ed il timing. La prima si basa sulla selezione delle azioni che si pensa saranno più profittevoli, la seconda si basa invece sulla tempistica di acquisto e di vendita di un determinato titolo o comparto.
Ma allora meglio la gestione passiva o quella attiva? Non esiste un meglio od un peggio, esistono però delle evidenze statistiche interessanti. In generale la gestione passiva, nel medio lungo periodo, batte la gestione attiva. Nel breve periodo la gestione attiva ha una maggiore “energia” e può riuscire a battere il mercato.
Il discorso però non si esaurisce qui, occorre infatti valutare l’impatto dei costi di gestione sui rendimenti, la consistenza dell’extrarendimento ottenuto dalla gestione attiva e la volatilità (il rischio) che ho dovuto sobbarcarmi per ottenere quell’alfa in più rispetto all’indice di riferimento. Il gioco vale la candela? Molto spesso no, ma questo lo vedremo meglio in un prossimo approfondimento.