Materie prime ed attese d’inflazione. Segnali positivi ma debolezze di fondo.

Evocata ed invocata, l’inflazione potrebbe essere la parola chiave dei prossimi 12 mesi ed i segnali sul comparto delle materie prime iniziano ad esserci. La sensazione però, incrociando analisi tecnica e prospettive di crescita mondiale, è che il contributo alla crescita dei prezzi al consumo sarà poco consistente.

I prezzi delle materie prime sono uno dei maggiori indicatori sulle prospettive dell’inflazione nei prossimi mesi, un aumento dei prezzi delle materie prime comporta un aumento dei prezzi dei beni finiti e quindi un aumento del livello di inflazione. Analizzando il CoreCommodity CRB Commodity Index, si nota come i prezzi stiano cercando di risalire dal minimo a 5 anni toccato nel febbraio di quest’anno. Il simbolo delle materie prime, il petrolio, ha ritrovato quota 50 dollari al barile e, a detta dei principali esperti del settore, sembra destinato a non rivedere più le gelide quotazioni di qualche mese fa. Per il momento l’indice è rimbalzato da quota 160 a quota 190 nel giro di 8 mesi. Il superamento di area 200 prima e di area 250 poi potrebbe dare ulteriori conferme sull’inversione in atto e trasformarla da tendenza di breve a qualcosa di più solido. Un test di resistenza a quota 168/170 dovrebbe confermare il quadro, chiusure sotto questo livello potrebbero invece aprire scenari di ribasso verso area 130/125.

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Ma quale forza può avere movimento rialzista dei prezzi delle materie prime? Molto dipende dalla capacità della crescita economica globale di sostenerlo. Le stime dell’FMI per il 2017 indicano un PIl mondiale a +3.4% con la consapevolezza che si tratta di una crescita con caratteristiche di debolezza specie per le economie avanzate e per alcune economie emergenti. La Cina dovrebbe assestarsi attorno ad una crescita del 6% mentre un exploit è atteso dall’India.

Una crescita più moderata di alcune economie ad alto tasso di utilizzo di materie prime fa pensare che gli spazi di crescita dei prezzi di queste ultime rimangano limitati, ne deriverebbe un contributo all’inflazione, tutto sommato, debole.

 

 

 

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